mercoledì 1 agosto 2018

Ribadisco e rinnovo

Mi hai chiesto, tempo fa "E il post del 7 aprile?"
Ti ho risposto solo "L'ho scritto il 7 aprile", sottintendendo che sapevi benissimo cosa era successo in quei giorni.

Ora non posso fare altro che ribadire quanto scritto il 7 aprile, e rinnovarlo tale e quale, perché tu hai di nuovo fatto le stesse cose.

Io no, io non ho detto tante parole inutili come l'altra volta, non ho colpito con cattiveria, non ho esagerato passando dalla parte del torto.
Io ti ho solo detto che a me non andava bene, ma ti ho teso la mano, eccome se te l'ho tesa.
Hai preferito scappare, ancora una volta: D'altra parte ti sei sempre definito e ti definisci orso e pavido e, mi duole ammetterlo, mi sa che avevi ed hai ragione, visto che sei corso a rifugiarti nella tua tana e non hai nemmeno preso in considerazione la possibilità di trovare, con me che ti offrivo aiuto, un modo per cambiare.
Sto male, davvero male, come ti ho detto: "A stare senza te, starei peggio che a farti capire quando ti comporti in modo sbagliato".
Non mi hai voluto ascoltare e, in modo egoista, hai preferito andartene, tanto di come potessi stare io, in quel momento e/o in futuro, mi sa che ti frega proprio poco.

Ti ho anche detto che non mi sembrava corretto che ti cercassi sempre io, che era troppo "comodo" per te, che avrei voluto uno sforzo in più.
Forse anche questo ti ha dato molto fastidio, perché dipende molto da quanto uno ci tiene alle persone e da quanto sforzo vuol fare per tenersele vicine, non perché siano sempre loro ad avvicinarsi.
Che io tenessi più a te di quanto tu a me, lo davo per scontato, assolutamente, ma mi sa che ti ha dato fastidio lo stesso sentirmi dire quelle cose, anche considerando che tu professi di essere quello che, dagli altri, "non si aspetta nulla, tutto ciò che arriva è un regalo". Ecco, dunque, fai anche tu il regalo di cercare gli altri, una volta ogni tanto, al posto, invece, di "non stare" ad aspettare, gratificato dal fatto che ti cerchino.

Tu hai dunque scelto di scappare, di allontanarti per non fare male.
Bene, è una tua scelta.
A me, però, vien da dire che non è la migliore che tu potessi fare.
Il mondo non è perfetto, le persone non sono perfette, non fanno e non dicono quello che tu vorresti facessero e dicessero, hanno tutto il diritto di essere loro stesse e non devono pesare le parole e i gesti ogni volta che si rapportano a te, per "timore" delle tue reazioni insofferenti ed intransigenti.
Non è giusto, né per loro, né per te, che verresti a crearti intorno solo persone che siano a tua immagine e tuo piacimento, ma false.
Venire a patti con il mondo, come dovresti imparare a fare, non è facile, ma forse ti permetterà, un giorno, di non essere più così solo, perché non è soltanto bevendo insieme che ti si stringono attorno i veri amici o i veri affetti, ma facendo uno sforzo per starsi vicino e sorridersi dopo essersi detti la verità.

E allora ti auguro davvero del bene, ma ti ribadisco e rinnovo il mio "Ciao": clicca, leggilo e, se ne hai voglia, facci su un piccolo pensiero.

giovedì 28 giugno 2018

Da imparare a memoria.

Da leggere, rileggere, imparare a memoria e recitarsi davanti allo specchio la mattina.
Queste parole mi stanno aiutando a salvarmi da me stessa.

TIENITI A TE

Sta attenta

esci fuori di te
ma torna presto
tornati svelta
tornati in mente
pensati ripensati
ripensaci
ripensa a come
fosti eri a come sei                                                                                                                                          sarai
copriti bene
che gli uomini sono freddi
non fidarti di chi non parla bene del vento
tu esci fuori di te se vuoi
tenta tutto
apri le porte ai portenti
chiudi i cancelli a chi ti cancella
ma sta attenta
mi raccomando
torna presto
tornati in mente
tieniti forte aggrappati stringiti
acchiappati stretta afferrati tutta
ama con calma
respira con la pancia
ama con calma
che là fuori è pieno
di ti amo
che non valgono un cazzo
                            Gio Evan


venerdì 8 giugno 2018

Quasi libera.

Oggi è il mio ultimo giorno di malattia. Nonostante la mia spalla non sia ancora per nulla a posto e ci sia ancora molto lavoro da fare (e altro dolore per nulla grave, ma noioso da sopportare), da stasera si torna alla vita vera.
Vorrei però ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini in questi mesi.
Vorrei dire che sono stati tanti, ma non è così vero o, per lo meno, non del tutto.
Diciamo che sono stati tanti sì, ma che qualcuno che magari mi aspettavo non c'è stato, mentre ho avuto vicino anche persone che non mi aspettavo di avere.
Qualcuno mi ha offerto molto, ha riempito le mie serate e le mie giornate.
Qualcun altro meno, ma ha offerto secondo le sue possibilità e non poteva fare altrimenti.
Qualcuno poco, perché è più facile starmi vicino quando sono allegra che quando ne ho bisogno.
Qualcuno per niente.
In ogni caso, questo periodo mi ha permesso di riflettere su me stessa, sulla mia vita, sul mio modo di affrontare le cose e mi ha concesso il lusso di cambiare alcuni aspetti della mia testa.
Grazie a chi ha contribuito a tutto questo.
E grazie anche a chi non l'ha fatto: mi ha aiutato comunque a capire per chi vale davvero la pena preoccuparsi.
-7 ore e mezza alla libertà.

venerdì 1 giugno 2018

Puzzle

Sto mettendo insieme dei pezzi.

E, certe volte, quando ho delle intuizioni mettendo insieme dei pezzi, non mi sbaglio.
Anche se non ho una figura di riferimento da guardare.
Anche se la figura ancora non si vede e ci vorrà ancora del tempo perché compaia.
Anche se per ora distinguo i contorni, che però mi paiono piuttosto chiari.

Posso immaginare cosa si vedrà.
Una fine ed un inizio e, forse, un qualcosa che rimarrà.


Come sempre, nella vita.




Immagine correlata


martedì 29 maggio 2018

Questa è la mia vita.

Tanta, tanta roba.
Davvero.
La mia vita in questo momento, intendo.
E la prendo tutta, fin che si può.


"Questa è la mia vita
 sono io che guido
 io che vado fuori strada
 sempre io che pago
 non è mai successo
 che pagassero per me."
 [...]
"Porta un paio d'ore
 una notte bella densa..."
 [...]
"Certi giorni è poca,
 certi altri sembra troppa
 e invece non lo è mai!".
 [...]
 "Questa è la mia vita
   tieniteli tu i consigli:
   io NON l'ho capita,
   figurati se tu fai meglio" (!!!)




martedì 22 maggio 2018

A proposito di parole

Non crediate che colui che tenta di confortarvi viva senza fatica in mezzo alle parole semplici e calme, che qualche volta vi fanno bene.
La sua vita reca molta fatica e tristezza e resta lontana dietro a loro.
Ma, se fosse altrimenti, egli non avrebbe potuto trovare quelle parole.
(Rainer Maria Rilke)


lunedì 21 maggio 2018

Cercando le parole


A volte vorrei trovare parole migliori.
A volte vorrei che mi venisse in mente qualcosa di decisamente più intelligente o di assolutamente più adeguato.
A volte non vorrei mai averle dette, delle parole, perché non sono affatto all'altezza di quello che si aspettavano e che mi aspettavo da me.
A volte ho proprio timore di sbagliarle, le parole.
E sono proprio le volte in cui, magari, le sbaglio.
Come sempre, dovrei ascoltare di più e parlare di meno o trovare altri modi di far parlare chi mi sta di fronte o chi è al telefono con me, senza usare parole che fanno affondare e rendono pesanti i pensieri altrui.

Stamattina ho sbagliato parole e non una volta sola.
Il fatto è che ci avevo messo il cuore e quello, a volte, non ha mica paura di sbagliare, va per la sua strada e se ne fotte.
Il fatto è che avrei voluto abbracciarti, prima di parlare o anche al posto di, ma da lontano non si può.
Il fatto è che ti voglio bene, che per me vuol dire "Voglio il tuo bene" e penso sempre che potrei fare meglio e potrei farti stare meglio, ma, talvolta, non ci riesco o proprio non si può.
Mi spiace se ho sbagliato alcune parole. 
Il fatto che l'abbia fatto in buona fede e mettendoci il cuore forse non mi scusa.
Davvero, mi spiace.
Però, magari, dammi un'altra possibilità, l'ennesima, mettendoci, come al solito, tanta pazienza.
Cercherò di non perdere le parole o di cercarne di migliori...

...cercherò di trasformare il mio abbraccio in parole.


lunedì 14 maggio 2018

Semi-liberi

Da diversi anni camminare è la mia libertà più profonda.
Assieme ai pensieri che coltivo prima di dormire, che, però, possono facilmente sfuggirmi, data la stanchezza della sera, camminare è la mia libertà più profonda.
Con le mie bacchette (anche se in questo periodo non posso usarle) che spingono avanti i miei passi e scaricano indietro le tensioni, metto un piede dopo l'altro e trovo una pace che non trovo mai altrimenti.
C'è chi fa yoga, chi corre, chi medita, chi si stronca di fatica in palestra, chi fa tante altre cose per trovare un certo equilibrio.
Io cammino.
Camminando costruisco frasi e discorsi, ripasso lezioni, rifletto sulle persone, mi guardo dentro, prendo decisioni, ricordo il passato, provo ad immaginare il futuro, a volte sorrido da sola, a volte mi scende una lacrima.
O semplicemente lascio che i pensieri scorrano, passino via nella mia mente e mi portino immagini e suoni e odori e colori e sapori ed emozioni.
Quelli sono i momenti più belli, quelli dove il cervello molla tutto e si lascia vivere, si lascia attraversare dalle sensazioni facendole scorrere senza che si fermino troppo a disturbare.
Ultimamente, a questo atteggiamento mentale, accompagno un gesto: chiudo la mano intorno ad un ciuffo di semi d'erba, proseguo nel cammino staccandoli dallo stelo e così li porto con me per qualche secondo. 
Poi li lascio scorrere liberi tra le dita e volare via.
Così come lascio volare via i pensieri.
Li mollo. Li lascio andare. 
E mi viene più facile sorridere.






giovedì 10 maggio 2018

Sorriso gratuito


Stamattina, per caso, mi è comparso questo pezzo su Facebook. 
Ho subito pensato a te, che sei un regalo inaspettato.
Te lo dedico, Signor Ciottolo, perché sintetizza ciò che penso e provo meglio di quanto potrei mai fare io.
Indossa una camicia ed un sorriso, prepara una chiacchiera. 
Saranno sufficienti per farmi sorridere a mia volta.

"Non ho bisogno di te, ho voglia di te.
Non ho spazi vuoti da riempire, ho spazi da condividere.
Non mi aspetto che tu mi renda felice, desidero sorridere della tua gioia e farti sorridere della mia.
Non ti amo da morire, non sono tua e non sei mio.
Sono completa anche senza di te, sei perfetto anche senza di me. 
Non morirò se andrai via, non smetterai di essere felice se andrò via.
Non ti carico della responsabilità della mia personale soddisfazione, ti accolgo come specchio e messaggero, ti offro i miei occhi per indagare nei tuoi.
Non ti lego né mi lascio legare dal bisogno di essere amata, dalla paura dell’abbandono.
Io non sono sola senza di te, tu non sei perso senza di me.
Siamo due meravigliosi e preziosi universi, completi, perfetti, che si incontrano per creare nuovi mondi.
Non chiuderò porte e finestre per tenerti accanto a me, non ti permetterò di limitare il mio volo.
Onoro la tua libertà scegliendo ogni giorno la mia."
(Emanuela Pacifici)




lunedì 9 aprile 2018

"Ancora qui a domandarsi..."

...come vincere vuoto e tristezza.



Canzone delle domande consuete  (F.Guccini)

Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente
come se il tempo per noi non costasse l'uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente
non avessero stessa amarezza di sale.
Tu non sai le domande, ma non risponderei
per non strascinare le parole in linguaggio d'azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei;
dicon tanto un silenzio e uno sguardo.
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che saro' domani...
non parlare non dire più niente se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi alle mani.
Non andare... vai. Non restare... stai.
Non parlare... parlami di te.
Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,
trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse
come un prato coperto a bitume.
Rimanere cosi' annaspare nel niente,
custodire i ricordi, carezzare le eta',
e' uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente
del diritto alla felicita'

Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perché?
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te.
Aver tutto, ma non il domani.
Non andare... vai. Non restare... stai.
Non parlare... parlami di te.
E siamo qui, spogli, in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove;
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove,
pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene"
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c' vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'e' ancora una citta'
Se c'e' ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
...tanti anni, e sono qui ad aspettar primavera
tanti anni, ed ancora in pallone
Non andare... vai. Non restare... stai.
Non parlare... parlami di te.
Non andare... vai. Non restare... stai.
Non parlare... parlami di noi.

sabato 7 aprile 2018

Ciao

Grazie di avermi regalato il tuo tempo.
Grazie di avermi offerto tante cose belle.
Grazie di avermi insegnato ad essere più paziente.
Grazie di avermi incoraggiato a non trattenere quando non serve o è dannoso.
Grazie di avermi regalato un milione di fantastici sorrisi imperfetti.
Grazie della dolcezza e della forza, della decisione e dell'arrendevolezza.
Grazie di avermi aiutato a ricordare, indirettamente, che la mia dignità viene prima di tutto e che lo scherno è diverso dallo scherzo e che l'offesa è tutt'altro che l'offerta.

Non so se tornerai mai nella mia vita.
Se ci tornerai, proverò a sorriderti ed abbracciarti senza riserve.
Se non ci tornerai, vuol dire che terrò cari i ricordi.
Tutti.


mercoledì 4 aprile 2018

Dato di fatto

Tanto non ci puoi fare niente.
Tanto non sei nella posizione di pretendere, di aspettarti o anche solo di chiedere niente.
Quindi calma e serenità, riorganizza mente e pancia e vai avanti con il sorriso, che è la cosa indispensabile per guarire al meglio.
Il resto verrà.
E se non verrà, significa che - forse - non era destino che venisse.
Tu non ci credi al destino, in effetti, solo alla casualità.
Allora diciamo che, per una serie di casi, ciò che speravi magari non arriverà nemmeno la prossima volta o non arriverà proprio più.
Forse ci sarà qualcos'altro.
O forse no.
Tutto qua.
In fondo è semplice.

Passato?
Un po' meglio?
Benissimo.
Avanti così.


sabato 24 marzo 2018

Molla, lascia andare #2

Molla, lascia andare.
Eh, a riuscirci...
Razionalmente e nella pratica ci siamo. 
Nell'intenzione, nel cuore e nell'animo invece no.
Proprio, proprio no.


giovedì 22 febbraio 2018

Prescrizione per una notte insonne #2

Frugarsi vicendevolmente nell'anima può creare pericoli insidiosi e, nel contempo, avvicinare meravigliosamente le persone.

In ogni caso, genera intima fatica e ha un costo alto.
La fatica e il costo li ho affrontati entrambi con un forza che - forse - non credevo più di poter raccogliere.

E ora sono più in pace.



lunedì 12 febbraio 2018

Apnea

"Ci sono dei periodi della vita destinati a restare indimenticabili. Quel preciso anno, quei mesi in particolare, quei luoghi esatti: sai già che te li porterai dietro per sempre e lo sai mentre li stai attraversando, tanto che guardi al presente con un occhio particolarmente tenero, in qualche modo simile all'occhio della memoria." [...]
"- Sai - mi diceva - è così importante capire la felicità. Sembra facile, ma non lo è. Perché è semplice. E le cose semplici sono le più difficili da afferrare. Io ci sono arrivata solo adesso, ci ho messo quasi quarant'anni - ".
[da "Correva l'anno del nostro amore" di Caterina Bonvicini]


Ma anche...


"Lo stagno pronto a specchiarmi
 è un abisso per me
 che ricambia il mio sguardo
 che mi parla di te.

 Non vedo più nessun male che mi possa ferire
 almeno per stanotte non c'è nessun dolore".
[Subsonica, "Stagno"]


Anzi, per intero fa così:













domenica 4 febbraio 2018

Che Guevara - Tu y todos



La figura del Che mi ha sempre affascinato.
Certo, dalle sue immagini, per i suoi occhi magnetici, per il suo sorriso aperto e per quella profondità d'espressione che poche persone hanno.
Ma, soprattutto, per la sua storia, per la sua integrità morale, per l'aver sempre mostrato la coerenza nella difesa delle frange più povere dell'umanità.
Coerenza che lo ha contraddistinto fino alla fine, fino all'ultima  (mi vien da dire inutile, ma non lo farò per non disonorare la sua memoria) lotta.
Il senso di ingiustizia nasce da piccoli, si sviluppa da adolescenti, matura da giovani e si incancrenisce da adulti.
Si incancrenisce, perché, spesso, non si riesce a far corrispondere ad esso un'azione reale e continuativa contro l'ingiustizia che ci si vede attorno e perché la nostra stessa debolezza ci fa essere continuamente incoerenti e in lotta con noi stessi.
Tanta più ammirazione, allora, per quest'uomo che ha davvero fatto della coerenza di ideali il faro della sua non-vita, che è risultata più vita di milioni delle nostre, chiusi nelle nostre case o fuori a sostenere mille piccole meschine battaglie per la vittoria del nostro ego.
Certo, la lotta armata è una scelta estrema, che non potrò mai condividere a livello personale, però gli ideali, gli ideali puri e splendenti, quelli non posso non ammirarli e non avere rispetto per chi ha cercato, fino alla fine, di tradurli in realtà.
Ho pianto a Cuba davanti alla sua tomba, a quella stellina di luce proiettata nel buio, davanti al suo giubbotto e al suo basco, travolta dall'emozione di trovarmi di fronte ai cimeli di un mito.
Mi sono emozionata oggi, molto, alla mostra "Che Guevara - Tu y todos" che ripercorre la sua vita e il suo operato da diversi punti di vista. Una mostra possente, a tratti "pesante", piena delle contraddizioni di un mondo diviso in due blocchi e della purezza delle idee di questo omone argentino.
Sono contenta che la città di Milano gli abbia dedicato questa mostra, ne abbia omaggiato la memoria, la vita, la lotta.
E sono fiera di averci portato mio figlio, se non altro per dimostrargli che l'ingiustizia va combattuta, anche a costo di soffrire dentro e fuori, perché l'essere vigliacchi e il girar la testa dall'altra parte porta solo al disprezzo di noi stessi.
E dunque...Hasta siempre, comandante!


Risultati immagini per che guevara tu y todos


Il link della mostra è questo.


venerdì 2 febbraio 2018

Piangere sugli anni versati

Finalmente, dopo tanto peregrinare di messaggi e ricerche, sono riuscita di nuovo a passare una serata con un'amica.
E le serate con le amiche, quelle vere, sono taumaturgiche.
Sono quelle volte in cui ti trovi a parlare, in ordine sparso:
- di un amore potente di cui non parlavi da anni e di cui mostri foto e ti viene detto "Ahppperò!";
- di cosa hai fatto il giorno del tuo matrimonio di cui mostri foto e ti viene detto che avevi una faccia da brava ragazza che hai fatto molto bene a toglierti;
- di quanto eri magra 22 anni fa e ti viene detto che quella faccia smunta e scavata non ti stava un cazzo bene e che stai molto meglio adesso con quella decina di chili in più;
- di quanto uno possa essere diverso da una foto ad un'altra e che uno può sembrare anche figo in una foto, ma nell'altra fa improvvisamente ridere e non ce n'è proprio;
- di "come ci siamo ridotte" con sguardo di rammarico verso i figli e di desolazione di fronte alla tisana e alle torte al cioccolato (ben 2!) che avete davanti, che, in quel momento, sembrano pallide imitazioni delle cazzate fatte "nel tempo che fu";
- del fatto che - in futuro - per avere un figo sudamericano (colombiano, per la precisione), lo sceglierete come badante da un catalogo;
- del fatto che il medioevo non è mai finito, se la gente si sente in dovere di farti battute idiote appena accenni ai cazzi tuoi;
- delle deficienze presunte ed effettive nei confronti dei figli e di se stesse;
...e via discorrendo.

Però, improvvisamente, in questa sequela di cose apparentemente piene di rimpianti, senti che, in fondo, a 46 anni, non stai mica piangendo così tanto sugli anni versati, ma anzi, che sei viva, più viva che a 26 o a 36, perché più cosciente di tutto: del tempo che passa, dei figli che crescono, delle parole che pesano, dei silenzi che pesano ancora di più, delle immagini che restano su carta o nel cuore, dei sapori, degli odori, dei colori, delle canzoni, dei libri, delle poesie, delle serate da quindicenni (perché sono le più belle), di quello che puoi tenere stretto, di quello che puoi lasciare andare, di quello che devi lasciar andare, del tuo mondo, di ciò che devi conservare con cura e di ciò che devi cambiare, del cervello che deve prendere aria e stimoli, della pace che si raggiunge solo non invecchiando mai nell'anima.

Non ti senti vecchia-depressa-frustrata.
Ti senti solo serena e sorridente.
E ironica, oooooh, se ti senti ironica.
E, da sempre, l'ironia ti salva la vita.

A te, a noi, cara Amica Lara, con l'augurio che non ci restino  [che pochi] rimpianti.




Faber, perdonami se ultimamente ti tiro sempre in ballo.

"...e poi e la gente sa
e la gente lo sa 
che sai suonare
suonare ti tocca
per tutta la vita..."

(e pure persino di più da morto...)



domenica 28 gennaio 2018

Per quanto voi vi crediate assolti...


Ok, ho fatto amicizia con un uomo. E allora?
Mi ascolta, ride con me, ride di me, mi critica, non me ne fa passare una, mi vuole bene, mi consola, discute con me di libri, film, idee.
Ho altri amici maschi che fanno (o dovrei dire "facevano"?) da sempre la stessa cosa.
Certo, se fosse una donna, nessuno avrebbe niente da dire, forse tutti si chiederebbero perché parlo spesso di quella nuova amica e del perché la vado a cercare, non darebbero per scontata la risposta.
Forse prima di insinuare, far battute, congetturare, si chiederebbero cosa magari potrebbero aver mancato nei miei confronti.
E anche se le vostre insinuazioni fossero vere, a questo punto, visto il deserto che mi avete - in pratica - fatto attorno, sarebbero comunque solo tutti fatti miei. E, visto che ultimamente siete stati tutti bravissimi a farvi i fatti vostri, avete la mia benedizione: continuate pure su quella strada.

Chi viene lasciato solo coi suoi pensieri, magari cerca solo un cervello con cui condividerli.
"E se credete ora
che tutto sia come prima 
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti."


E chiedo perdono a Faber 
di aver fatto virare una delle sue canzoni politiche per eccellenza 
in una canzone personale, ma mi serve in questo momento. 
So che mi scuserà.



192minutidiemozioni

Qualche sera fa sono stata al cinema a vedere il film sulla vita di Fabrizio De Andrè.
Premetto che partivo molto prevenuta, per l'amore che, da sempre, porto nel cuore per le canzoni di Faber e per la sua figura.
E invece ho trovato ad accogliermi un lungometraggio (davvero lungo: 192 minuti!) pieno di...tutto.
Ho avuto per tutto il tempo il cuore in gola e lo stomaco sottosopra.
La fotografia è notevole, Marinelli (che interpreta Faber) davvero bravo e la colonna sonora, come prevedibile, devastante a livello emotivo.
Il mio cervello e il mio cuore hanno gioito come sempre davanti all'arte umana, quand'essa tocca le mie corde più profonde.




"Passa il tempo sopra il tempo 
ma non devi aver paura
 sembra correre come il vento 
però il tempo non ha premura..."




sabato 27 gennaio 2018

Pochi splendidi versi


"Persa per molto, persa per poco
 presa sul serio, presa per gioco
 non c'è stato molto da dire o da pensare
 la fortuna sorrideva
 come uno stagno a primavera,
 spettinata da tutti i venti della sera.

 E adesso aspetterò domani
 per avere nostalgia
 signora libertà, signorina anarchia,
 così preziosa come il vino,
 così gratis come la tristezza,
 con la tua nuvola di dubbi e di bellezza."


Questa mattina mi sento così.
Ed è un gran bel sentirsi, senza dubbio.




Grazie a ILF, 
per essere un grossopuffobrontolone 
intransigente e - a tratti - insopportabile.
E grazie a Faber, 
naturalmente, 
perchè l'immortalità dei suoi versi 
è sempre devastazione buona dell'anima.


martedì 23 gennaio 2018

A che pro?

Per l'appunto.
Riflettiamoci...


venerdì 19 gennaio 2018

Il cosapenseràpenseràquellapersonaadesso

Io che mi dico: "Sono tranquilla, le cosa vanno come devono andare."
E sono tranquilla e serena davvero.
Per parecchie ore.
Poi, però, si insinua il dubbio.
Perché gestire una cosa (quasi) nuova è più complicato di quello che immagini.
"Ci sono nuvole in certe camere
 e meno ombrelli di quel che pensi".
Non è che sia complicato in sé, lo è nella mia testa.
Nella mia testa c'è sempre il cosafaccioadesso, il cosadicoadesso e, soprattutto, il cosapenseràquellapersonaadesso.
Il cosapenseràquellapersona adesso mi frega, sempre e comunque.

Ho 46 anni e dovrei sapere, ormai, che, nel senso comune:
- qualche volta bisogna infischiarsene di cosapenseràquellapersonaadesso;
- si sopravvive benissimo anche senza sapere cosapenseràquellapersonaadesso;
- si può agire a prescindere da cosapenseràquellapersonaadesso;

Questo, però, vale per la gente in generale.
Per me, soprattutto se a quella persona ci tengo, vale:
- preoccuparsi di aver perso una parte di stima nel cosapenseràquellapersonaadesso;
- viceversa, preoccuparsi che il cosapenseràquellapersonaadesso porti ad avere aspettative troppo alte nei miei confronti, io che rivendico la mia cercata immaturità in certi momenti;
- preoccuparsi di aver rispetto della persona che ho davanti e che il cosapenseràquellapersonaadesso in qualche modo la faccia stare male, soffrire, rimanere delusa;
- conseguentemente agire e camminare sulle uova andando per pre-giudizi, pre-supposti e pre-visioni in base a quello che io credo sia il cosapenseràquellapersonaadesso.

Però in 46 anni di vita una cosa l'ho imparata.
Quando mi assale il loop del cosapenseràquellapersonaadesso posso fare una cosa, che ancora mi costa molto cara sia mentre penso di farla che mentre la faccio, ma che è l'unica cosa sensata e utile da fare: chiedere a quella persona che cosa pensa DAVVERO adesso.
E ho imparato anche che prima trovo e metto in ordine le parole per chiederlo e prima lo faccio, meglio sto.
Perché, qualunque sia la risposta che otterrò (maggior disistima, maggior stima, possibile mancanza di rispetto o conferma di percezione di rispetto da parte dell'altra persona) mi porterà a sapere come agire più avanti senza pre-giudizi, pre-supposti e pre-visioni inutili e angoscianti.

Oggi ho preso in mano il telefono e ho fatto questa cosa per me stessa: ho chiarito ad una persona che cosa penso io e ho saputo checosapensaadesso.

Ora sto bene: ho rimesso in ordine cose, azioni, parole e sorrisi. Soprattutto i sorrisi.


giovedì 18 gennaio 2018

Prescrizione per una notte insonne

Dolce deflagrazione [semi-] silenziosa a rilascio lento.


Piccola filosofia del buonumore

"La digestione è collegata ai sentimenti"
e un milione di fragorose risate sotto un quadrato di stelle perfette, meteore inventate ed aerei improvvisi.

domenica 14 gennaio 2018

Discorso eretico sulla (mia) stupidità.

Ricevo in privato e volentieri (del tutto narcisisticamente) rendo pubblico:

NonnaBenassi:
“  'Ci vuole scienza, ci vuol costanza
ad invecchiare senza maturità...' *
Io ce le metto tutte, sia la scienza, sia la costanza, ad invecchiare senza maturità.
Forse, per questo, a volte passo per stupida.
Scusa, in questo momento sono caustica."

ILF: 
"La stupidità credo sia mancanza di senno, di intelligenza, di saggezza nel fare le cose senza considerarne le conseguenze.
Le persone come te se passano per stupide lo fanno con coscienza, con atto voluto. 
Le persone come te non sono stupide, fanno credere di esserlo e si burlano dell'arroganza di giudizio altrui. 
Infatti ce le metti tutte per goderti una sana immaturità, o almeno così mi pare. 
È una cosa bella!"

[*ancora una volta grazie a Francesco Guccini
E, naturalmente, grazie a ILF]

Segnali di vecchiaia imminente

#1 Mio figlio fuori il sabato sera per un cinema e un hamburger con gli amici. Io a casa a guardare un film per bambini con sua sorella.

#2 Vado in biblioteca. Due volontari di poco più di vent'anni guardano il titolo dell'ultimo libro di Recami, che ho preso in prestito, per registrarlo. Leggono:"L'errore di Plàtini", letto come si fosse "plàtino". Percepisco in pieno il gap generazionale: non hanno idea di chi sia Michel Platini.

#3 Un amico mi scrive a mezzanotte: "Sono ad un concerto punk. Ma di punk non c'è né attitudine, né suono. Ed io sono vecchio". Ha 7 anni meno di me.



Stamattina mi sono svegliata con 10 capelli bianchi in più.


venerdì 12 gennaio 2018

Non di sola pancia vive la donna

Non di sola pancia vive la donna.
Vive di sorrisi, di baci e di abbracci dei figli, se ne ha.
Vive di sorrisi, di baci, di abbracci del compagno, se lo ha.
Vive di sorrisi, di baci, di abbracci dell'amante, se lo ha.

Vive di idee, di chiacchiere, di racconti.
Vive di notti passate a pensare.
Vive di storie lette e poi immaginate.
Vive di telefonate con gli amici e di messaggi e di rimproveri e di complimenti e di risate e di pacche sulle spalle.
Vive del suo lavoro, se le piace, e degli scambi coi colleghi.
Vive di ricordi e foto e oggetti da tenere in un canto.
Vive di scritti, di ironia, di parole pesate, di metafore, di analogie sul filo del sì e del no.
Vive di paesaggi, di viaggi, di cieli e di mari, di cammini e di corse.
Vive di note, melodie, canzoni, rime e poesie.

Vive "di pancia" e "di cuore" e "di sesso".
Ma vive anche, e soprattutto, di mente.
E se la mente non è viva, il resto è, nel migliore dei casi, vissuto e non vivo e, nel peggiore dei casi, morto.

[All'amico eNdRiU, che mi vuole talmente tanto bene e ha sempre tanto timore per il mio destino che, qualche volta, non capisce che io cerco il nuovo nelle persone, il nuovo nel cervello, non per forza nella pancia. Caro Amico, ricordati che cercavo il nuovo anche quando ho fatto amicizia con te. Amicizia. E basta. Anche io ti voglio tanto bene. Persempretua, CyraNonna]


domenica 7 gennaio 2018

Molla, lascia andare

E' successo che a fine agosto la mia spalla destra abbia cominciato ad esprimersi con fitte lancinanti.
E' successo che io abbia visto un'osteopata, dopo abbia fatto un'ecografia, in seguito abbia fatto tecarterapia e fisioterapia ed infine abbia fatto una radiografia e una risonanza.
E' successo che io sia in attesa di essere chiamata dall'ospedale, perché ho un  bel buco in un tendine e debba essere operata, con conseguente immobilità per tre settimane, "importante" fisioterapia per i mesi successivi ed impossibilità di andare a lavorare.

Ok, fatto salvo che la fase "incazzata come una iena" sia abbastanza superata (anche grazie a quanto dirò dopo), il punto non è l'operazione e neanche la fisioterapia che dovrò fare.
Il punto è che, in tutto questo, ho conosciuto una persona che reputo molto intelligente, ironica, dissacrante, lungimirante e profonda e che questo incontro abbia migliorato la mia vita. 
No, non è un accidenti di discorso new age il mio, ma puro dato di fatto, molto pratico, che ora vado a spiegare.
Una piccola premessa: ormai va di moda, negli strafighi blog di mamme, chiamare il pediatra "peddy" e il ginecologo "gine", beh, allora il mio uomo speciale fatemelo chiamare "fisio", che fa senz'altro meno trendy e più birreria, ma va benissimo così, conoscendo, ormai un po', il tipo.
Ho fatto con lui alcune sedute di tercaterapia e molte più sedute di fisioterapia, prima di scoprire che il destino del mio tendine fosse segnato.
Ho fatto con lui lunghe chiacchierate di 45 minuti.
Ho fatto con lui grasse risate, tanto da dover abbassare il tono per non impressionare chi aspettava fuori.
Ho fatto con lui pessime e ottime battute.
Ho fatto con lui sorrisi, urla di dolore e detto imprecazioni (neanche troppo a bassa voce).
E tutto questo - urla di dolore a parte - è stato proprio simpatico.

Però, cosa fondamentale, con lui ho imparato.
Ho imparato a stare zitta, ascoltare ed eseguire o anche solo ascoltare e basta; e questo, come sa bene chi mi conosce, per me è molto, molto, molto difficile.
Ho imparato ad ascoltarmi, ad ascoltare il mio corpo ed era tanto che non lo facevo, troppo, troppo tempo.
Ho imparato a prendermi cura di me ed anche questa era una cosa che che - mi dicevo - non avevo da tanto il tempo di fare.
Ho imparato a rilassarmi, a prendermi degli spazi, dei tempi, dei respiri e mandare affanculo mentalmente la casa, le pulizie, il lavoro, il telefono, le mail e, diciamocelo, pure un pochino il marito e un briciolo i figli.
Ho imparato a mollare, a lasciare andare. Ho semplicemente preso in parola quello che il fisio mi continuava a ripetere, mobilizzando la mia spalla disastrata.
Dopo poche volte che mi conosceva, infatti, mi ha detto: "Sei una donna con i pantaloni. Adesso basta, MOLLA, molla un po'. Lascia andare."
E così, piano piano, ho iniziato a ripetermelo: molla, lascia andare, non cercare di controllare sempre tutto, non guardare l'orologio ogni due minuti e non pensare di riuscire a fare sempre tutto e a farlo secondo i tuoi canoni di perfezione.
E così ho riportato questo in tanti aspetti della mia vita, a cominciare dal fatto che una sera ho preso mio marito a brutto muso e gli ho sparato in faccia tutto ciò che serviva sparare, per aver i miei spazi  e tempi per mollare, per lasciare andare; sono spazi e tempi che lo coinvolgono direttamente e che, quindi, dovevo per forza rivendicare come miei.
Ho continuato lasciando andare diverse cose, piccole, ma quotidiane e insistenti, fuori e dentro la mia testa.
Ho cominciato a dormire meglio, a sorridere di più, a essere più serena e tranquilla.
Mi sono persino permessa di iniziare a scrivere, via whatsapp, battute al mio fisio e un giorno gli ho proposto di prenderci un caffè; ovviamente, la prima persona che ho chiamato quando ho saputo dell'operazione non sono stati i miei amici "storici", ma è stato lui, perché avrebbe capito la mia rabbia e la mia frustrazione - in quel momento - meglio di tanti altri.
Insomma, non oso dire che ora siamo amici, ma penso che siamo sulla buona strada.

Adesso arrivo a pensare che l'operazione che farò, che non è nulla di grave, solo un inevitabile fastidio, l'immobilità e la terapia che ne seguiranno, forse non sono altro che un ulteriore modo per mollare, per lasciare andare.
Mollare il lavoro,vedere film, leggere libri accumulati sul comodino, fare passeggiate, telefonare a persone che ho voglia di sentire, guardare fuori dalla finestra, aspettare i miei figli quando tornano da scuola, stare sul divano col mio gatto.
Incredibile per me ammettere che - forse - il lavoro non mi mancherà così tanto.
Ho imparato a mollare, a lasciare andare.
Non a fregarmene, quello mai, non è fregandosene che si vive fino in fondo.
Ma lasciar andare quando si deve, quello sì, quello fa vivere più intensamente.
Mi ci è voluto il mio Fisio speciale a farmelo capire e un sacco di tempo della mia vita.
Tanto tempo.
Troppo tempo.

Ma ho imparato.
Molla, lascia andare.
Lascio andare.
E sorrido.