Assieme ai pensieri che coltivo prima di dormire, che, però, possono facilmente sfuggirmi, data la stanchezza della sera, camminare è la mia libertà più profonda.
Con le mie bacchette (anche se in questo periodo non posso usarle) che spingono avanti i miei passi e scaricano indietro le tensioni, metto un piede dopo l'altro e trovo una pace che non trovo mai altrimenti.
C'è chi fa yoga, chi corre, chi medita, chi si stronca di fatica in palestra, chi fa tante altre cose per trovare un certo equilibrio.
Io cammino.
Camminando costruisco frasi e discorsi, ripasso lezioni, rifletto sulle persone, mi guardo dentro, prendo decisioni, ricordo il passato, provo ad immaginare il futuro, a volte sorrido da sola, a volte mi scende una lacrima.
O semplicemente lascio che i pensieri scorrano, passino via nella mia mente e mi portino immagini e suoni e odori e colori e sapori ed emozioni.
Quelli sono i momenti più belli, quelli dove il cervello molla tutto e si lascia vivere, si lascia attraversare dalle sensazioni facendole scorrere senza che si fermino troppo a disturbare.
Ultimamente, a questo atteggiamento mentale, accompagno un gesto: chiudo la mano intorno ad un ciuffo di semi d'erba, proseguo nel cammino staccandoli dallo stelo e così li porto con me per qualche secondo.
Poi li lascio scorrere liberi tra le dita e volare via.
Così come lascio volare via i pensieri.
Li mollo. Li lascio andare.
E mi viene più facile sorridere.
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