venerdì 22 gennaio 2010

Il mattino dopo

E' sempre bello svegliarsi, il mattino dopo.
Si ha ancora addosso un languore, una piacevole sensazione su tutta la pelle che non ci abbandona per i primi istanti di risveglio.
E allora si cerca l'altra persona, il suo odore, il suo abbraccio, la sua morbidezza e i suoi spigoli per prolungare quel momento di beatitudine intima e calda.
Si sorride, ancora ad occhi chiusi e ci si dice "Buongiorno" con un altro tono, con una voce diversa, quasi sospesa nel tempo.
E si godono quegli attimi di calore, di amore, di dolcezza prima di affrontare una nuova giornata.

...Il bello di essere sposati o di vivere con la persona che si ama, tra le altre cose, è che quel calore, quell'amore, quella dolcezza, si hanno a disposizione sempre, ogni giorno.
A volte lo si dimentica, come tutte le cose che sembrano scontate, ma basta il candido rito del mattino dopo a farcelo ricordare in tutto il suo piacere e splendore.

giovedì 21 gennaio 2010

Baciami ancora - la canzone

E, in attesa del film, questa piccola perla meravigliosa...

Bambini

Guardo la mia bambina e il mio bambino, belli, sorridenti, vivaci, allegri, affettuosi e, soprattutto, sani.
E penso a quanto poco ci sarebbe voluto, mentre nuotavano ignari nella mia pancia, a interferire con la perfezione della creazione e della crescita del loro corpo e della loro mente.
Una briciola, una briciola appena, minuscola e apparentemente insignificante, di distruzione e tutto sarebbe stato assai diverso.
Non so cosa avrei fatto se non fossero nati sani come sono.
Non so dove sarebbe andata la mia mente, in quali recessi e profondità di disperazione si sarebbe rifugiata.
Già solo alcuni prelievi che mio figlio ha dovuto fare fino a 9 mesi mi hanno fatto venire ansia, panico, voglia di stringermelo forte, cuore contro cuore, e dirgli che avrei trovato il modo di far passare tutto tutto tutto.
Oggi guardo i miei bambini e li abbraccio forte, li bacio, li annuso, li tocco, li accarezzo.
E spero che niente vada mai a intaccare quell'enorme perfezione di cui sono portatori.
Ho sfidato due volte la fortuna e, per ora, mi è andata bene.
Ma penso a tutte le donne che coccolano il bambino che nuota nella loro pancia e che magari potrebbe non essere altrettanto fortunate e la cosa mi fa stare malissimo.
Auguro a tutte loro che tutto vada bene, vada bene davvero, che le cose si risolvano per il meglio, che i loro bambini siano la gioia di ogni giorno e un prodigio da poter curare con tutto l'amore che hanno dentro.

mercoledì 20 gennaio 2010

Sei nell'anima

"Sei nell'anima
e lì ti lascio per sempre.
Sospeso. Immobile. Fermo immagine.
Un segno che non passa mai"

martedì 19 gennaio 2010

Passaggi di tempo

Qualcuno mi sa dire, esattamente, qual è stato il momento in cui, nei negozi, si è passati dal rivolgersi a me con "Dimmi" al "Dica, signora"?
Vorrei segnarmi la data sul calendario e bruciare il fantoccio della mia giovinezza in tale occasione.
Grazie.

lunedì 18 gennaio 2010

Scivolando [raccontino]

Lei raccoglie le sue cose, la camicia da notte semplice e simpatica e il necessaire da toeletta, e si avvia verso il bagno.
Nel salotto lui sta sprimacciando un cuscino e lo sta appoggiando sul divano, insieme con una coperta.
"Grazie" fa lei.
"Di cosa?" risponde lui.
In quella giornata, in cui si sono rivisti, hanno passeggiato per la città, ammirato palazzi, chiese, negozi e caffè, hanno mangiato, bevuto, fatto molte risate e a cena si sono guardati a lungo negli occhi, riscoprendo magie dopo anni d'assenza.
"Beh, della giornata e di avermi ospitato"
Lui solleva le spalle come a dire "Non è niente" e aggiunge "Era orrendo lasciarti da sola in un albergo, no?".
"Non mi va, però, che tu dorma sul divano, già mi ospiti e mi sembra assurdo buttarti fuori dal tuo letto e farti dormire qui", continua lei, sinceramente dispiaciuta di rubargli quella piccola comodità.
"Appunto perchè sei l'ospite dormi tu nel letto!"
"No, dai, facciamo che ci dormi tu, e io dormo sul divano, mi sento un po' meno invadente, per favore!"
"Assolutamente no! Sei mia ospite e decido io dove dormi!" aggiunge lui con fare falsamente impositivo, smorzato da uno sguardo sornione.
"Allora dormo nel tuo letto se tu dormi con me!" si fa sfuggire lei prima ancora che nasca il pensiero di dirlo.
Lui rimane con le braccia a mezz'aria, fa un sorriso enorme, mette il cuscino sotto il braccio, raccatta la coperta e si avvia verso la camera da letto.
Si gira e ridendo la guarda ancora una volta.
Lei va in bagno e si fa una doccia più veloce del previsto, pensando se sta andando incontro a uno sbaglio dell'anima, a un'esperienza confusamente imbarazzante, ad una momentanea appartenenza divertente o a tutte e tre le cose insieme.
Esce dalla doccia, si asciuga in fretta, mette la camicia da notte, appoggia la mano sulla maniglia della porta del bagno, prende un grosso, grosso respiro ed esce decisa.
Si avvia a passo spedito verso la camera da letto cercando di pensare a una qualche battuta adatta per il momento, ma, un secondo prima di entrare, partono le note di una canzone, di quella canzone.
Il resto, poi, diventa scivolosamente facile....

domenica 17 gennaio 2010

Lluvia en soledad

Quanti anni sono passati da quando ascoltavo questa...??????
Tristissima, ma stupenda.

"Si, ay si temblor,
no llamas y no vendras..."
[...]
"Ahora recuerdo tu cara
tu fantasma quiere hablar
y junto a mi està en la cama
pero calor no me dà..."

mercoledì 13 gennaio 2010

Dai, basta.

Caro amico,
adesso basta.
Devi smetterla di inseguire le comete.
Sono passate, hanno lasciato la loro scia luccicante, ma poi sono svanite.
E' inutile.
Dai, ricordati che hai ancora un briciolo di dignità.
Poca, sì, lo so: l'hai sparsa quasi tutta in giro qualche luglio fa, ma un po' ti è rimasta.
Andiamo, non vedi che insegui il nulla? O, meglio, chi non si interessa a te se non in modo oltremodo marginale?
Basta rompere, dai.
Altrimenti si arriva a quei brutti silenzi, come quello di oggi, in cui, per la prima volta, non si sapeva cosa dire. Certo: la persona che avevi cercato mica si aspettava che la cercassi, e, per giunta, che la cercassi di nuovo e ancora, per cui non sapeva che dire.
Ora basta, è tempo di recuperare la poca dignità rimasta e metterla davanti a tutto.
Fa male?
Chissenefrega!
Fa peggio sopportare nuovi silenzi e sapere che, come cagnolini fedeli, si aspetta una carezza con aria supplichevole da un padrone che da ore, da giorni, da anni, ha tanto tanto tanto di meglio da fare. La carezza arriva una tantum, ma non basta di certo. Allora perchè cercarla, se chi ce la fa ce la concede come grazia divina scesa dal cielo?

Basta, amico cuore, dai retta alla tua compagna ragione, e chiudi le stanze del tuo casino almeno fino alla prossima estate, dove le riaprirai, per fare entrare del benefico sole nuovo.

domenica 10 gennaio 2010

Sapori d'un tempo

Come il protagonista di "Estasi culinarie" anche io, questa sera, ho ricercato un sapore di un tempo ormai perduto, non riuscendo a trovarlo del tutto e disperando di trovarlo ancora.
Avevo sui 15-16 anni, i famosi 44 chili addosso e andavo a scuola in un istituto magistrale in un paesino all'imbocco di tre valli, vicino, molto vicino alle Alpi Graie. Tutte le mattine mi alzavo alle 6,20 e poi a piedi, con qualsiasi tempo, andavo alla stazione. In 20 minuti ero ai piedi delle montagne. Ma avevo già fatto una bella passeggiata fino alla stazione e avevo già chiacchierato di moltissime cose con le mie compagne sul treno, ripassato le lezioni, dato una sbirciata ai ragazzi dell'Istituto Tecnico che viaggiavano vicino a noi e arrivavo al paesino con l'idea di comprare la merenda.
Di solito la merenda di metà mattina la compravo direttamente a scuola.
Arrivava infatti il mitico "paninaro" che non era un ragazzo con il Moncler verde elettrico e le Timberland ai piedi (come di fatto si usava in pieni anni '80), ma, in quel frangente, un mitico omino con una cesta di brioches e panini ripieni delle cose più meravigliose, che però sparivano a una velocità assurda. Per cui in classe ci si organizzava prima: una prendeva l'elenco dei panini da comprare e poi chiedeva di uscire PRIMA che suonasse l'intervallo, per assicurarsi l'incetta di panini con scelta dei gusti. Ricordo che quello alla pancetta era il migliore: pane croccantissimo e dentro questa pancetta grassa, morbida e profumata di rosmarino che si scioglieva in bocca contrastando il crocchiare del pane. Una goduria.
Ma, come dicevo prima, io arrivavo al paesino con l'idea di comprare la merenda, ma non quella di metà mattina, che sapevo avrei trovato tranquillamente dentro la scuola, ma quella di seconda colazione.
Eh, sì, perchè prima di entrare a scuola avevo già di nuovo fame: un the e qualche biscottino erano già stati smaltiti abbondantemente!
E allora avevo diverse scelte.
Se resistevo abbastanza, ma era un rischio, perchè c'era sempre dentro un sacco di gente e si rischiava di far tardi a scuola, c'era la panetteria in cima alla strada.
Sì, in cima. Perchè dalla stazione dovevo fare due strade in salita: la prima che poi, poco prima della torre svoltava a sinistra e sbucava in un0altra, la seconda, che arrivava fino alla scuola; un altro buon quarto d'ora, se non di più, da fare a piedi. L'alternativa erano delle scale dai larghi scalini che solcavano a metà il paesino. Quelle andavano bene all'uscita, quando si correva in discesa a prendere il treno.
La panetteria in cima alla salita aveva molte cose, ma la cosa che preferivo era la treccia: una fantastica brioches di semplicissima pasta di pane con sopra lo zucchero.
La semplicità fatta nirvana.
Se avevo fame prima, c'era un piccolissimo negozio di pizza al taglio sulla strada, che apriva prestissimo e faceva una pizza sottilissima, morbidissima e gustosissima, il cui profumo scendeva per la strada in modo davvero invitante. Nelle giornate più fortunate c'era anche la farinata di ceci, che si mangiava bollente bollente bollente, scottandosi le mani.
La cosa che però mi faceva sciogliere il sangue nelle vene era un'altra.
La potevo comprare alla prima panetteria sulla sinistra, all'inizio della strada (ma non sempre l'aveva alla mattina presto ed era più cara, decisamente!) oppure alla panetteria in cima alla salita, con il rischio di fare tardi.
Era il diplomatico.
Un rettangolo di paradiso, fatto a sfoglie disposte in 3-4 strati con in mezzo un'orgiastica crema pasticcera e sopra una spolverata di virgineo tentatore zucchero a velo.
L'estasi assoluta, il non plus ultra del buon inizio di giornata, l'apoteosi della goduria del gustare.
Era semplicemente buo-nis-si-mo.
Lo mordevo con assoluto piacere, con la crema pasticcera che debordava e lo zucchero a velo che finiva sul giubbotto e l'involucro di carta sottostante arginava a stento l'abbondanza di quell'impalcatura di bontà che rischiava di franare sulle mani, sui polsi, e, sommo sacrilegio, in terra. E allora mordevo da tutti i lati e masticavo con costanza, fino a che non rimaneva il centro, che mettevo in bocca tutto in un enorme boccone che poi facevo esplodere schiacciandolo con la lingua e spandendo crema e briciole in ogni misero angolino libero della mia bocca.
Un sogno.

E adesso che sono qui, a bere the - senza zucchero - non riuscendo proprio a ricordare dove se ne sono andati quei 44 chili che ingurgitavano le peggio cose senza modificarsi di un etto, ripenso a quei sapori semplici e puri, schietti e assoluti come la nostra adolescenza.
Ci saranno ancora quelle due panetterie? E la pizza al taglio? La panetteria in alto avrà ancora il bancone un po' basso, con i vetri con le brioches allineate e sullo sfondo il color creme pallido delle macchine da pane e dei forni?
O sarà un posto figo, una boutique del pane, con il bancone di vero pino svedese (Ikea?) e le commesse con le cuffiettine fighe, il pane a 6 euro al chilo, dalle forme più improbabili e le brioches macrobiotiche per le signore che vogliono stare in forma???
E la pizza al taglio sarà ancora quel buco che era con tre scelte di pizza e la teglia della farinata tutta annerita appoggiata sopra al bancone alla "speriamo che non venga giù"??? O sarà un'agenzia di lavoro interinale con dentro un'infighettata in calze autoreggenti e minigonna ascellare???
Non so.
Tra l'altro le scuole, sia il magistrale che l'istituto tecnico, le hanno spostate da un'altra parte, da diversi anni. Per cui niente più salite di studenti in cima al colle e niente più brioches, pizza e diplomatici da comprare.

Proverò, appena mi capita, a tornare nel paesino per andare a vedere cosa è rimasto e cosa è cambiato.
...dubito che ritroverò il sapore del diplomatico, quello di una volta, peccato però!
In fondo sono passati solo 20 anni da quando ci passavo tutti i giorni...

venerdì 8 gennaio 2010

Minimo omaggio a una goccia di splendore

Stasera vado a sentire De Andrè. O, meglio, vado a sentire alcuni cantanti che interpretano De Andrè. Sì, perchè lui, il Faber, mica l'ho mai visto dal vivo.
Ho avuto un'unica preziosissima occasione per farlo e l'ho sprecata per correre dietro a un gruppo di idioti che una volta facevano un po' di musica decente, ora no.
E questo è uno dei grandi rimorsi della mia vita. Avrei potuto vederlo, almeno una volta, una volta sola, invece sono riuscita a negarmi questa "goccia di splendore".
E poco dopo Faber se n'è andato un po' così, a tradimento.
Ricordo che tornavo da una Cuba assolata e piena di musica, pur nella sua disperazione, musica che si sentiva ad ogni angolo. Una Cuba che a Faber sarebbe piaciuta, perchè ne avrebbe avute di storie minime e incredibili da raccontare, in una società a dir poco assurda e allo stesso tempo fantastica, poverissima, ingannata e sotto dittatura, ma stupenda per la sua forza d'animo e la sua solarità.
Tornavo nella solita Italia, un'Italia fredda, grigia e spenta, piena di falsità e orrori, e del tutto silenziosa nelle sue strade.
E di colpo il mondo si è fatto ancora più silenzioso.
Ricordo una rabbia, una rabbia sorda che mi ha preso e di aver risposto male a qualcuno che al lavoro commentava in corridoio la mia faccia scura. Credo che veramente a pochi lì dentro, nella mia scuola, quel giorno fregasse che era morto Fabrizio. Ma a me sì, fregava molto. Era un altro pezzo di Italia vera, incazzata, critica, bislacca, salace e sagace che se ne andava. E di lì a poco, immaginavo - e immaginavo bene - di Fabrizio sarebbero state fatti santini e su di lui si sarebbero sprecati i sermoni.
Incredibile paroliere, musicista geniale e fecondo, eblaeblaebla e tutti a lodarlo post mortem.
Ovviamente, perchè di lodarlo in vita, piccola italia borghese, non ti saresti mai azzardata: lui ti faceva paura con il suo sarcasmo e la sua ironia e con la sua voglia perenne di tirar su la coperta e scoprire le magagne del tuo brutto culo.
Ma dopo la morte era bravo, buono e bello, un patrimonio nazionale da difendere e valorizzare.
Da lì in poi si sono sprecati i tributi a Fabrizio, le lodi, gli omaggi.
Ma chi lo ha amato veramente ha continuato ad amarlo in silenzio, con i suoi cd messi in sottofondo o andando a sentire le sue canzoni in circoli e locali piccoli e affettuosi o ancora suonandole piano con la chitarra in un garage con un amico.
E questo, secondo me, è stato e sarà sempre il miglior modo di ricordare Fabrizio.
Perchè lui era lontano dallo scintillio del mondo attuale, fatto di lustrini e di poca sostanza, era più vicino ai marciapiedi, al basso, alla merda, perchè sapeva che da quel basso possono nascere grandi cose, come lui stesso, impareggiabilmente, ha cantato:
"...dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fiori..."

mercoledì 6 gennaio 2010

La luce di Norrora

Oggi giorno di festa, freddo fuori, ma tanto, tanto sole e tanta bella luce. Certo, non sarà come la luce di Norrora, ma è stata bella lo stesso. E poi mi ha fatto venire in mente questa meraviglia assoluta.

lunedì 4 gennaio 2010

Il corpo è lo specchio dell'anima!?!?

Esiste un vecchio adagio che dice che il corpo è lo specchio dell'anima.
Forse non è del tutto sbagliato.
Il mio corpo non ha più il peso di qualche anno fa, nè la stessa forma, e non si ricorda nemmeno di com'era quando pesava 44 chili, su diciott'anni o poco più.
Ora pesa molto di più, ha altre forme: cosce più grandi, seni che cedono inesorabilmente alla forza di gravità, cellulite sparsa abbondantemente su ogni centimetro di pelle dove era possibile che si formasse, capelli sempre corti, pancia abbastanza pronunciata (per usare un eufemismo), occhiali fissi, e qualche dente rifatto. Ha anche una cicatrice da taglio su un dito, una da forno caldo su un polso e una ricucita due volte dai due parti. I tessuti sono meno elastici e tonici, più molli e rilasciati. Qualche ruga compare di già, soprattutto intorno alla bocca e agli occhi.
D'altra parte è cambiata anche la mia anima.
Da quando avevo diciott'anni sono passati vent'anni e tanto fa.
In questi venti anni ho avuto amori (anche mio malgrado), amicizie, avventure belle e brutte, imprevisti, dolori, gioie, un lavoro, un marito, due figli, viaggi, libri, musica, errori, vittorie, sconfitte, rimorsi, rimpianti, cibo, profumi.
Ho visto l'avvento di internet, dei telefonini, di certi partiti di destra, ho visto crollare la prima Repubblica, ho visto ammazzare dei giudici coraggiosi e impazzare i reality show, e una serie di altre cose che hanno cambiato profondamente la nostra società e me stessa.
Il mio corpo, dunque, si è adattato al tempo che è passato.
Certo, dovrei perdere peso e ci sto provando, nonostante le feste, anche perchè altrimenti il mio endocrinologo mi uccide.
Però...però...penso di poter fare qualcosa, ma non molto.
In fondo in qualche modo devo venire a patti con tutto il tempo che è passato.
Dopo due gravidanze e due parti il corpo non torna più come prima. E dopo anni di esperienze nuove l'anima non torna più come prima.
A chi mi dice che sono ingrassata, a chi mi chiede se entro ancora nei pantaloni (no, infatti sono andata a comprarne di nuovi, grazie), a chi sottolinea ogni volta che ne ha occasione le mie rotondità, potrei rispondere che il mio corpo è lo specchio della mia anima, che è piena di esperienze e non può essere l'anima smilza di una ventenne.
Sì, sarebbe una bella risposta davvero!
Proverò anche a fare questo.

Anche se chi si rivolge a me sottolineando per prima cosa (o come cosa più frequente) i miei chili di troppo e non la mia esperienza, le mie capacità, la mia "verve" o il mio essere-in-divenire donna "in toto", mi fa incazzare e intristire. Molto. E mi fa morire un pochino dentro. E questa morte dell'anima non aiuta certo la vita del corpo.

Alibi

domenica 3 gennaio 2010

Gli indispensabili in cucina

Oggi siamo andati a pranzo dai parenti di mio marito.
Va bene, si fa una volta l'anno, ma è già troppo, davvero!
Questa volta, per fortuna, si è mangiato bene, visto che negli anni passati (tranne l'anno scorso in cui ho cucinato io!) c'erano delle cose veramente banali, per non dire scipite.
Ma quello che mi spaventa di più di queste fantastiche giornatine non è solo la conversazione (io parlo dei miei figli e tanto basta, con altri argomenti manco ci provo! Per fortuna adesso di figli ne ho due, quindi ho un argomento di conversazione in più), ma anche di non riuscire a fare la classica espressione di finto gaudio davanti agli spettacolari regali di Natale che puntualmente arrivano.
L'anno scorso (e offrivo pure il pranzo!) sono arrivati a me:
- un tagliere per il salmone a forma di pesce con il coltello abbinato;
- una scatolina palesemente riciclata
- un'altra scatolina (dalla stessa persona!) decorata con conchiglie (GIURO!)con dentro una pietra pomice a forma di piede.
Il tagliere non è finito nel caminetto, perchè il caminetto era ancora da pulire, per cui l'ho regalato a mio padre che lavora il legno e credo ci abbia ricavato qualcosa di senz'altro più dignitoso. La scatolina riciclata è finita tra i giochi di mio figlio e poi da lì è misteriosamente scomparsa, come altre cose, nei meandri della cameretta. La scatolina con le conchiglie penso di averla cestinata in giornata, così come la pietra pomice, inutilizzabile in quanto si sbriciolava solo a guardarla...a patto che si avesse voglia di guardare quell'orrendo feticcio a forma di piede.
Quest'anno è andata più di lusso, senza dubbio.
Una coppia ci ha regalato una fondue au chocolat, il set, non la cioccolata da fondere (magari!).
L'altra coppia 4 cuociuovo Royal Worcester in porcellana e acciaio.
Che ho da eccepire su questi doni munifici?
Partiamo dalla fondue au chocolat. Prima di tutto ce l'ho già. Certo, visto che sono una buongustaia e una golosa, mi sembra il minimo. La mia è essenziale e funzionale, alta si e no 15 cm, con piccolo foro sotto per la candelina scaldacioccolato, le sue brave sei forchettine e sta in 10 cm quadrati di tavola.
Questo nuovo set di fondue au chocolat prevede un piatto ENOOOORME, di almeno 40 cm di diametro, con al centro un pacchianissimo contenitore con coperchio decorato come una montagna di frutta sulla cui sommità viene colato il cioccolato e intorno al quale ci sono delle altrettanto esteticamente godibili finte cialde di gelato (tipo quelle del gelato Ikea, ma più grandi) infilate in grossi fori del piatto che resta sospeso a mezz'aria, a metà della pacchianissima montagna di frutta.
Ho reso l'idea? Siete riusciti a visualizzare il tutto? Beh, allora mi dispiace se vi è venuta la nausea o avete già vomitato. Ovviamente le ciotoline sono per la frutta da intingere nella fondue. Peccato che qui la frutta non si INTINGE nella fondue, ma il cioccolato SI VERSA con un mestolino sopra la frutta che ognuno mette nel proprio piatto (penso venduto a parte...anche se ho il terrore di pensare che forma possa avere!).
Dunque il tutto è triplicemente assurdo:
1- Esteticamente, con licenza parlando e usando un francesismo piuttosto diffuso, FA CAGARE!
2- E' ASSOLUTAMENTE scomodo ed enorme, roba che bisogna avere un tavolo rotondo di almeno 1,5 mt di diametro per poterlo usare comodamente. Io, ovviamente, ho due tavoli, entrambi rettangolari e non ampliabili a livello del lato corto.
3- E' un'aberrazione culinaria! Quando mai la fondue au chocolat si VERSA sulla frutta? La frutta va INTINTA con somma goduria nel cioccolato fuso, così come si fa con la fondue bourguignonne per la carne e con la fondue savoiarde per il pane!!! E che diamine!!! Un francese gourmand potrebbe uccidere per molto meno!
Ma ora veniamo al secondo regalo.
Io pensavo che la parola Worcester fosse legata alla famosa salsa e a qualche altra roba inglese, che so...una famiglia, una marca di scarpe.
Ma più pensavo che ci fosse della porcellana strafiga e strafine che si chiamasse addirittura Royal Worcester.
Gli indispensabili contentitori a noi regalati sono vasetti di ceramica sormontati da coperchi in acciaio svitabili con anellino per sollevarli. La ceramica è decorata, all'esterno, con classiche immagini di frutta, frutti di bosco, verdure e, così per dare un tocco di originalità, anche da un galletto contornato da nonsoquali foglie. Avete presente in piatti di vostra nonna che buttereste dalla finestra a Capodanno, ma la mamma ve lo impedisce perchè sono ricordi di famiglia. Ecco, molto simili.
Ma la cosa bella è l'uso di questi vasetti. L'ho detto prima: cuociuovo.
Bisogna prendere il vasetto, ungerlo di burro dentro e all'interno del coperchio, romperci dentro un uovo, mescolarlo con il sale ed eventualmente aggiungere altri ingredienti e poi metterlo a cuocere a bagnomaria per 15 minuti.
A BAGNOMARIA PER 15 MINUTI???
Ma stiamo scherzando?
No, dico, vi rendete conto?
Io prendo un padellino, ci metto un fiocco di burro, sbatto un uovo a parte o direttamente nel padellino, aggiungo altre cose e in 2-3 minuti ho il mio bell'uovo strapazzato o la mia piccola frittatina o il mio uovo all'occhio di bue che poi mangio con sommo gusto. Se proprio sono in vena di aspettare allora prendo un pentolino, ci butto l'acqua e mi faccio un uovo alla coque (3 minuti) o sodo (massimo 10 minuti).
In tutto questo sporco un solo padellino o un solo pentolino. Anche per più persone: basta usare un padellino o un pentolino più grande, no?
Invece qui devo sporcare un cuociuovo per persona e anche la pentola per fare il bagnomaria. Mi spiegate l'utilità di questa cosa?
Per non parlare del gusto delle decorazioni esterne. Ora, se hai visto casa mia (e queste persone HANNO VISTO casa mia) sai che una roba del genere, come minimo, mi fa venire l'orticaria in tutto il corpo!

Sto seriamente pensando, per il prossimo Natale, di invitare queste persone, non troppo velatamente, a fare regali solo ai miei figli, oppure, molto molto meglio, di devolvere l'equivalente dei nostri regali in ottima beneficienza.
Otterrei senz'altro del buono da questo invito.
Innanzitutto eviterei di dover fare la faccia da "chebelregalopropriononpotevopiùfaresenza".
In secondo luogo i soldi di queste persone andrebbero a chi ne ha più bisogno e i regali di Natale avrebbero un senso.
In terzo luogo...eviterei di dover cercare tra la cucina, la taverna e il garage, una minchia di posto dove stipare l'enormità di "indispensabiliincucina" che durante 12 anni di matrimonio mi sono ostinatamente arrivati.
A proposito...qualcuno di voi per caso sta mettendo su casa???????