mercoledì 30 dicembre 2009

Meglio con brugola e chiodi

Credendo di fare cosa gradita ho regalato a mio marito la fantastica casetta di pan di zenzero (o, meglio, di biscotto di zenzero) dell'Ikea da montare, per fargli fare una cosa carina insieme al nostro bambino. Tra l'altro l'ho trovata per un soffio, perchè alla mitica Bottega Svedese ne erano rimaste solo due sparute vicino alla cassa.
Una parentesi per la Bottega Svedese...avete mai notato che vi si vendono le cose più improbabili, come la carne di renna (e chi mai mangerebbe le fedeli compagne di Babbo? Soprattutto a Natale, daaaai!), i fantastici cannolini verde fosforescente (e ti chiedi se è lo stesso colorante dei giubbottini di sicurezza Ikea Family) o l'offertona wurstel (di renna?????)+pane+senapesvedese il tutto surgelato, forse per coprire il retrogusto di segatura che rilascerebbero troppo se freschi.
Chiusa parentesi.
Dicevo...Contenta per essermi accaparrata la casetta, leggo sul retro le istruzioni che prevedono di unire le varie parti con un caramello e poi decorarle con una glassa fatta con zucchero a velo. Il tutto scritto in 50 lingue, più o meno.
Così mi procuro anche lo zucchero a velo e gli smarties per decorare.
Ieri mio marito e il mio bambino si mettono di buzzo buono per costruire la casetta.
Solo negli spostamenti tra la scatola e il vassoio un pezzo di parete si spezza, rivelando così l'estrema fragilità di quel cazzo di biscotto allo zenzero che non regge neanche i soffi.
Provano e poi proviamo tutti a fare il caramello, con varie ricette e diversi tipi di pentole...nulla, non c'è neanche un caramello che incolli quell'accidenti di pareti della casetta! NIENTE DA FARE. In compenso mi trovo da lavare 4 pentole e 4 cucchiai, oltre a due pennellini da cucina. Al colmo della disperazione propongo un incollaggio con vinavil, senza poi mangiare la casetta. Ma sul più bello si rompe anche l'altra parete laterale, in più pezzi non ricomponibili.
Smadonnando alquanto mentalmente e con estrema delusione del mio cuccioletto, decidiamo, con finti sorrisi, di usare la casetta comunque per la colazione dell'indomani con frasette da genitori idioti del tipo: "Pensa, domani pucciamo il tetto nel latte..." e così via.
Mio figlio, ovviamente, stamattina si è rifiutato di mangiare i pezzi di casetta, che sapevano davvero TROPPO di zenzero, e ha optato per i suoi ottimi biscotti di Topolino.
Io, per dare una parvenza di dignità a tutta la cosa ne ho mangiati alcuni piccoli - e sottolineo piccoli - pezzi.
Mi è venuta la nausea che è durata per un'oretta buona, con lo zenzero (che io adoro) che faceva capolino su e giù dallo stomaco.
Morale della favola?
L'anno prossimo compro qualcosa da montare con brugola e chiodi, così gli uomini si divertono, li tengo impegnati senza che mi rompano le palle, posso anche fare una colazione decente e persino - forse - in pace.
Poi, tra l'altro, diciamocelo...avrei preferito di gran lunga ciucciare la gamba del tavolino KarlJohan che mangiare pezzi di quel cavolo di pan di zenzero!!!

domenica 27 dicembre 2009

Baciami ancora

...e vediamo se questo, a 9 anni di distanza, mi fa male come quell'altro di prima o anche peggio...Solo a risentire la musica nella prima parte del trailer mi si blocca il respiro!!!

http://www.youtube.com/watch?v=Oh0rJroPYmw

...

Augusta e Reale

Oggi pomeriggio ho fatto una capatina in centro. Si è trattato di una passeggiata di pochi minuti, ma ho potuto apprezzare per l'ennesima volta quella gran signora della mia città. O, meglio, del mio capoluogo di Provincia. Dopo le Olimpiadi invernali, finalmente, i "bogia nen" si sono mossi e Torino si è improvvisamente accorta di essere splendida.
Come può essere infatti definita se non "splendida" una città dal cui centro preciso si vedono sullo sfondo le Alpi innevate?
Una città con corsi e viali, ampi, dritti, di grande respiro. Con chiese barocche, rovine romane, portici ampi e negozi storici. Una città il cui centro è costeggiato da un fiume placido e sornione, come i suoi abitanti. Una città che è ormai illuminata in modo magistrale a sottolineare la bellezza dei suoi monumenti, tra cui un fantastico palazzo Reale.
Già, perchè non dimentichiamoci che Torino è stata la casa dei nostri Re, con un palazzo e dei giardini di enorme splendore.
Qualcuno l'ha chiamata e la chiama "la piccola Parigi".
No, Torino non ha tutta l'internazionalità, il "grandeur", la "lumiére" di Parigi, è un'altra cosa!
E' un gioiello poco appariscente, ma di ottima fattura, racchiuso nella scatola di velluto del suo cielo e delle sue montagne, che non fa restare a bocca aperta di primo acchito, ma sa stupire profondamente e lasciare il segno sugli intenditori di alta gioielleria. E' una filigrana d'opere d'arte, di caffè, di ristoranti e di monumenti che solo i palati fini riescono ad apprezzare.
Torino è tornata ad essere una gran signora ed è davvero di stirpe nobile, Reale, o, come dice il suo nome più antico,...Augusta!

p.s.
Le dedico, ovviamente, questo omaggio un po' prosaico, ma adatto alla sua ritrovata classicità e alla sua nuova modernità!

venerdì 25 dicembre 2009

Personestella

Sapete come sono le stelle, no?
Brillano di luce propria, anche nel cielo più buio, e la loro luce rischiara e scalda il cuore anche nelle notti più tetre.
Beh, non sono solo le stelle a farlo, ma anche alcune persone, che potremmo chiamare personestella.
Le personestella sono persone molto, molto speciali.
Non sto parlando di persone famose, come attori, cantanti, calciatori o qualcun'altro della becera categoria in questione.
Sono persone apparentemente comuni, ma solo "apparentemente", per l'appunto.
Le personestella, infatti, comuni non lo sono affatto.
Innanzitutto hanno una serie di capacità e/o qualità non poi così diffuse. Per esempio? Per citarne alcune...
... possono saper ascoltare bene, fare battute pungenti e pertinenti; avere sempre la cosa giusta da dire al momento giusto; saper fare fotografie fantastiche; saper cantare in modo intonato da soli o in gruppo; sapere ballare in modo morbido ed elegante, che so, i balli latinoamericani o le danze irlandesi; sapere le poesie di Neruda o Hikmet a memoria (ma anche quelle di Benedetti o di Saffo o di chi voi preferite); saper parlare correntemente tre-quattro lingue; saper cucinare, magari anche piatti di paesi diversi; aver viaggiato in vari paesi o aver abitato per un po' in alcuni di essi; saper costruire amicizie vere e profonde che durano annieannieanni, coltivare diversi interessi in modo profondo senza trascurarne nessuno; saper scrivere cose interessanti, divertenti, emozionanti; amare la vita e affrontarla ogni giorno con entusiasmo; saper apprezzare i buoni libri e la buona musica e saperne discorrere con garbo.
A volte le personestella hanno 5-6 di queste caratteristiche tutte insieme, a volte anche molte di più, a volte ne hanno una quantità imprecisata anche di quelle che io non ho citato per ignoranza o semplicemente perchè non ci ho pensato.
Queste persone, naturalmente dotate di caratteristiche eccezionali, sono oltremodo affascinanti.
Le si riconosce perchè attirano a sè tante persone, che si innamorano letteralmente di loro, del loro modo di essere, di fare, di agire, di ascoltare e di parlare.
Sono piene di amicizie e di amori nascosti sotto amicizie, e di amicizie che vorrebbero diventare amori.
Ma loro, le persone stella, proprio perchè così eccezionali, e lucentidilucepropria, quasi sempre capita che non possano appartenere a nessuno, se non per un breve periodo. E' che sono troppo, troppo di tutto per tutti e nessuno è alla loro altezza, riesce a stare al loro ritmo o a brillare tanto quanto loro.
A meno che non siano anche loro personestella, ovviamente.
Le personestella, dunque, coltivano amicizie per anni, in modo sincero, ma non possono appartenere a pochi amici, perchè ne hanno sempre di nuovi e gestire quelli accumulati negli anni in modo completo non sempre è facile.
Le persone stella sanno fare promesse convincenti, senza poi riuscire a mantenerle, perchè non ce la fanno mai a stare dietro a tutto quello che viene colpito dalla loro luce.
Ma sanno anche farsi perdonare, ricomparendo di tanto in tanto e lanciando altra luce, sempre più viva e sempre più bella.
Le personestella fanno anche del male, a volte, ma in modo sottile e inconsapevole, abituate come sono ad emanare il loro brillio e a fare felici le persone.
Non è facile incontrare molte personestella sul proprio cammino, durante la vita, per il semplice fatto che non ce ne sono molte in giro.
Io ho avuto la fortuna di incontrarne due, ma una in particolare ha brillato e continua a brillare più dell'altra, che invece è una persona stella non meno valida, ma più sommessa e, oserei dire, nel senso migliore del termine, "provinciale".
So che per questa persona, per quella che "brilla di più", resterò sempre un meteroite marginale, qualcosa che una volta è stato illuminato da lei e poi ha continuato il suo percorso nello spazio per altre vie e altre vite, solo ogni tanto rientrando nella sua luce.
So di valere molto meno di questa persona e di non potermi aspettare niente da lei, perchè non ha neanche il tempo di girarsi a vedere chi ammira la sua luce.
So che i ricordi fanno emozionare molto di più me che questa persona e che, sicuramente, non ritornano in certi periodi nella sua mente con la stessa forza con cui tornano nella mia.

Eppure non posso fare a meno di pensare a questa persona, alla sua luce e al suo essere in generale. A volte arrivo persino a sperare di rivederla, prima o poi, di ascoltare la sua voce "dal vivo" e di abbracciarla forte; arrivo a sperare di avere un gesto, una lettera, un pensiero speciali, solo per un momento, come è stato nel passato; spero addirittura che i ricordi la colpiscano di botto e la spingano a chiamarmi o a parlarmi con le frasi di una canzone.

Questo non perchè mi manchi qualcosa nella mia vita. No.
Questo perchè le personestella brillano talmente forte, che una volta che siete entrati nella loro luce e che la loro luce vi è entrata dentro, è difficile non provarne nostalgia ed è impossibile non portarsi nel cuore un vuoto, un vuoto dolce e tremendo, per tutta la vita.

"Lo qué brilla con luz propria
nadie lo puede apagar
y su brillo puede alcanzar
la oscuridad de otras cosas..."
P. Milanés

Esto es para ti. Y tu bien lo sabes.

...

giovedì 24 dicembre 2009

Aspettando Babbo

E' bello avere nonancoraseianni e credere a Babbo Natale.
E' bello aspettarlo, fare il bravo, raccontare a tutti quello che si è chiesto a Babbo.
E' bello preparare lo spazio per i regali, la ciotola di latte per le renne e i biscotti, un mare di biscotti di diverse forme e gusti, per Babbo.
E poi andare a dormire dicendo "Per fare il bravo metto anche le ciabatte in ordine" e tuffarsi nel lettino tutto eccitato e farsi cantare la ninnananna con il sorriso stampato sulle labbra, pretendendo che venga citando anche Babbo nella ninna.
E' bello dormire con piena fiducia nel mondo, di un sonno assoluto e innocente, credendo ancora a Babbo Natale, alle renne e ai regali che magicamente compaiono.
Ma è anche bello stare dall'altra parte, sorridere di nascosto versando il latte e aprendo il barattolo dei biscotti, nascondere i regali per giorni, impacchettarli con carta che poi si deve far sparire, aspettare di mettere a letto il proprio bambino, cantargli la ninna e controllare se è in pieno sonno per mettere, piano piano, tutti i regali nel posto preparato.

Vederlo sorridere e sentire di amarlo con tutta l'anima è il regalo più bello che la vita mi abbia potuto fare.

giovedì 17 dicembre 2009

Sharm El Sheikitch

Ogni volta che torno a Sharm El Sheik da un lato non mi stupisco più di nulla e, dall'altro, rimango affascinata da tutto ciò che vedo.
Intendiamoci: mare, pesci, sabbia e alberghi 5 stelle a parte, Sharm fa schifo.
E' un posto commercialissimo, nato solo per il turismo, finto, fittizio e senza attrattiva alcuna al di là della vita da spiaggia. E' pieno di negozi tutti uguali, che vendono tutti le stesse cose, con negozianti che ti attirano con le stesse frasi nello stesso modo ovunque tu cammini. In confronto Rimini è la capitale europea della cultura!
Però Sharm ha un suo fascino, il fascino del "talmente kitch che diventa bello".
Infatti Sharmi è TROPPO, TROPPO in tutto: dalle fantasiose architetture delle hall degli alberghi ai centri commerciali rutilanti di luci, dalle cammellate nel deserto ai quad o alle piste di go-kart, dai turisti russi agli italiani, dai negozi di souvenir assolutamente inutili alle discoteche assurde.
E' come un grande paese finto, come un enorme "Truman Show" costruito per il turista medio in cerca di un po' di esotico (ma non troppo) e con la necessità di sentirsi ricco almeno una settimana l'anno.
A Sharm, in qualsiasi albergo tu vada, sempre e comunque sarai servito e riverito, i camerieri delle stanze ti faranno simpatiche sculture con gli asciugamani sul letto, in attesa della mancia, e ti aggirerai per il buffet, sempre esagerato, cercando qualcosa di commestibile, che, se sei un turista medio italiano, troverai solo ogni tanto, lamentandoti poi a casa che "come in Italia non si mangia da nessuna parte!".
Avrai la tua spiaggia, dove dovrai arrivare presto per prenotare la sdraio, a meno che tu non dia la mancia al ragazzo della spiaggia, che ci piazza sopra un bell'asciugamano la mattina alle sei.
Girerai per il centro di Naama Bay, alla ricerca del souvenir migliore: la testa di Nefertiti, una bella magliettina, un foulard scipito per danza del ventre (quelli belli costano!), delle spezie che non profumano più da mesi e così via.
Se sarai fortunato andrai anche a fare un'escursione organizzata, che pagherai fior di euro e che ti permetterà di stare ore ed ore in pullman a vedere qualcosa che se facessi una crociera sul Nilo vedresti in due ore.
Se sarai ancora più fortunato potrai fare la fighissima cammellata nel deserto, oppure rompere i coglioni ai beduini con i quad fatti andare a palla.
E, al massimo della goduria, potrai infilarti al Pacha, la discoteca di Smaila, dove anche lui fa qualche capatina, soprattutto nelle vacanze natalizie o estive.
E poi potrai goderti la visione di turisti di tutte le nazionalità e di tutti i tipi.
I peggiori sono i russi arricchiti, seguiti subito a ruota dagli italiani che si lamentano in coro della pasta che non è quella della mamma e del caffè che non è l'espresso del bardagigi; seguono poi i mediorientali (spesso arabid'arabia) con le mogli in burkini (quando va bene) che fotografano o filmano con i telefonini le turiste russe, e gli inglesi bevuti di birra dalla mattina alle 10.
Come dimenticare il paesaggio? Oltre al fantastico tramonto, si può godere della visione delle hall degli alberghi, nelle quali,spesso, ci potrebbe entrare tutta casa mia con giardino annesso. Sono piene di mancorrenti luccicanti, specchi, lucilucinelucette e banconi molto "in".
E tutto continuamente nuovo, in costruzione, sembra tutto fatto di plastica o di lego color beige venato.
Insomma...è un postaccio, ma talmente assurdo che, piano piano, ci si affeziona, come quella maglietta di tanti anni fa che è fuori moda, è kitch, ci si vergogna di averla messa, ma non si ha mai il coraggio di buttare.
Ti ci affezioni anche perchè i camerieri sono gentili davvero, soprattutto con i bambini, perchè si pensa che hanno le famiglie al Cairo, e le vedono pochissimo, e allora coccolano i tuoi figli come se fossero loro; ti ci affezioni perchè i modi di dire sono sempre quelli e se dici due-tre parole in arabo nessuno ti nega un sorriso; ti ci affezioni perchè pensi che questa povera terra violentata dal turismo almeno dà da mangiare a tante famiglie che altrimenti non avrebbero potuto sbarcare il lunario; ti ci affezioni perchè è lei, quella vecchia battona truccata da giovinetta, che mai ti delude e sempre ti inganna, perchè Sharm è Sharm ed è talmente troppa che diventa quasi bella, quasi sorriso, quasi un po' come casa.

martedì 15 dicembre 2009

Chi cerca trova

E cercando sul web quella del post precedente, ho trovato questa, che è PERFETTA per il mio umore odierno...

Viceversa

Tengo miedo de verte
necesidad de verte
esperanza de verte
desazones de verte.
Tengo ganas de hallarte
preocupación de hallarte
certidumbre de hallarte
pobres dudas de hallarte.
Tengo urgencia de oírte
alegría de oírte
buena suerte de oírte
y temores de oírte.
o sea,
resumiendo
estoy jodido
y radiante
quizá más lo primero
que lo segundo
y también
viceversa.

Mi è tornata in mente...

Táctica y estrategia

Mi táctica es
mirarte
aprender como sos
quererte como sos.

Mi táctica es
hablarte
y escucharte
construir con palabras
un puente indestructible.

Mi táctica es
quedarme en tu recuerdo
no sé cómo ni sé
con qué pretexto
pero quedarme en vos.

Mi táctica es
ser franco
y saber que sos franca
y que no nos vendamos
simulacros
para que entre los dos

no haya telón
ni abismos.

Mi estrategia es
en cambio
más profunda y más
simple.

Mi estrategia es
que un día cualquiera
no sé cómo ni sé
con qué pretexto
por fin me necesites.


Mario Benedetti

sabato 5 dicembre 2009

Sono anche soldi miei!

Telegiornale.
Sento che 750 milioni di euro vengono stanziati in Finanziaria per le missioni all'estero.
Scherziamo?
No, dico SETTECENTOCINQUATAMILIONI DI EURO PER LE MISSIONI ALL'ESTERO!!!
Ma che fate?
Ci pigliate per il culo?
Qua la gente non arriva a fine mese, non trova lavoro, i precari della scuola pregano solo che ci siano i soldi per pagarli e, in generale, la scuola italiana è ridotta al lumicino e voi stanziate 750 MILIONI DI EURO per le MISSIONI ALL'ESTERO???
Quei soldi sono anche miei, cazzo! E se poi volessi fare obiezione di coscienza alle spese militari mi mettono in galera!
Pensate ad assicurare alla scuola i mezzi, gli strumenti, le persone e, prima ancora, strutture non pericolanti per educare decentemente i nostri figli, prima di pensare di buttare nel cesso tutti quei soldi nelle missioni all'estero!!
Sempre la solita filosofia: qui va tutto di merda, ma all'esterno facciamo finta che vada tutto bene e facciamo anche gli sborroni a livello internazionale!
Che bravi!
Sai che c'è di nuovo?
Che la sinistra, come al solito, "si oppone" per modo di dire, non è nemmeno lontanamente indignata neanche la metà di quello che sono io!!!
Che novità, eh?
Oh, come mi piacerebbe che, nel 730, al posto delle caselline per destinare l'ottopermille alle varie chiesedelcazzo o religionidellaminchia, ci fosse una casellina dove SI TOGLIE IL FINANZIAMENTO ALLE SPESE MILITARI, magari intitolata "NON NEL MIO NOME!". E come vorrei che a quelle caselline fosse aggiunta una voce, di un settore che ha tanto tanto tanto bisogno dell'ottopermille, ma anche di molto, molto di più...la scuola italiana. Destiniamo l'otto per mille alla scuola italiana? Eh? Proponiamolo! Prima di doverlo destinare per le spese del suo funerale!!!

venerdì 4 dicembre 2009

Silenzio e silenzio

Silenzio è un'unica parola, ma, come molte altre, ha molti diversi significati.
C'è il silenzio della neve, di quando tutto è ovattato e non si sentono i soliti rumori e il silenzio della nebbia, dove tutto sembra scomparire, anche se piano piano poi riemerge ed è, dunque, un silenzio effimero.
C'è il silenzio degli esami, di quando c'è una verifica o un'interrogazione e qualcuno si sta concentrando o non sa la risposta, ed è un silenzio di tensione, di concentrazione, talvolta di panico e disperazione.
C'è il silenzio della scuola quando i bambini devono ancora arrivare, ed è bellissimo stare seduti alla cattedra a immaginare i loro visi e le loro parole che stanno per invaderti la mente. E c'è il silenzio della scuola quando i bambini sono usciti, che è più triste, ma solo un poco, perchè in quella giornata tanto si è fatto e vissuto e detto e cantato e pianto e riso che sembra giusto riposare fino al giorno dopo.
C'è il silenzio della morte, quello sì pieno di disperazione vera, e l'attimo di silenzio che viene prima del primo vagito della vita, pieno di gioia e aspettativa.
C'è il silenzio della tranquillità, di una casa in montagna dove non arrivano auto e solo poche persone a piedi, dove poco prima del tramonto tutto è pace. Oppure quello della casa di sera, quando i bambini sono a nanna e la televisione è spenta e ci si guarda sospirando e sorridendo di tenerezza, perchè le orecchie sono vuote di parole e storie e versetti e cartoni animati, ma si sa che domani si riempiranno di nuovo.
C'è il silenzio dell'amore, di quando si fa l'amore talmente presi e compresi che non esiste nemmeno la minima parola e quello dell'amore che si guarda e si capisce senza bisogno di voce.
C'è il silenzio della musica, di quello stacco tra due canzoni o di quella pausa in una canzone che rendono il tutto più godibile. C'è il silenzio della scrittura: quella riga lasciata vuota o quella pagina bianca che servono a far tirare il fiato nella storia e, a volte, a cambiare capitolo o argomento. O ancora quello dei film: il nero che lascia immaginare o l'immagine senza parole e suoni che crea forte emozione.
C'è persino il silenzio della cucina, di quando è tutto cotto, tutto pronto, tutto in attesa di essere servito e mangiato e chi ha cucinato guarda la sua opera con soddisfazione.
C'è anche il silenzio dell'attesa, di quando si aspetta qualcosa che dovrebbe venire ma non ce n'è traccia, non arriva, non torna e allora uno squillo, il trillo di un messaggino o il motorino del postino sembrano spezzare l'ansia e risollevare le sorti del mondo. C'è invece il silenzio dell'attesa di una notizia che non si vorrebbe arrivasse mai e allora tutti i suoni fanno sobbalzare, perchè non si vorrebbe sentirne alcuno.
C'è infine il silenzio delle cose perdute, di quelle che non tornano e parlano nascoste nell'angolo dove risiedono i ricordi, ma, purtroppo, non vanno oltre le stanze del cuore, nel mondo "di fuori", dove invece si avrebbe tanto bisogno di sentirle.
In queste giornate nella mia vita c'è silenzio.

Eccome.