Stimato Signore,
Le do del Lei, perché tra noi così abbiamo sempre fatto, per dovere, per convenzione e perché, col senno del poi, questa giusta distanza è indubbiamente la cosa migliore.
Per un po' ci siamo ritrovati a "condividere pensieri, opinioni, scritti, canzoni" e, inutile negarlo, ci trovavamo bene nel farlo.
Poi io mi sono accorta che, probabilmente, avevo travalicato un confine invisibile e che rischiavo di diventare fastidiosa e inopportuna.
Così Le ho chiesto scusa di questa mia invadenza, scusa per le mie sciocchezze "d'amore o di morte che fossero" (... non ce l'ho fatta a non citar Guccini anche quella volta, e di ciò chiedo venia).
La Sua risposta mi ha quantomeno lasciata basita.
Non pensavo che Lei mi avrebbe mai scritto una cosa del genere, anzi, mi sembrava di essere io quella che era partita in corsa a scambiare mail e messaggi.
Però quello che mi ha lasciata ancora più esterrefatta è stata la Sua fuga.
E sì, caro Signore, la Sua fuga.
Quando ci siamo incrociati con gli sguardi, in mezzo a tutta quella gente, Lei è fuggito.
Andiamo, non mi venga a dire che è stato un caso, che non era voluto.
Lei si è girato a guardare se io ero ancora dietro ai vetri, mi ha visto avvicinarmi all'uscita ed è scappato veloce sotto la pioggia battente, via, correndo.
Una volta salito in auto, ha persino girato ancora la testa per vedere dove ero io, anziché guardare avanti, come era naturale fare.
Doveva stare tranquillo.
Al massimo sarei venuta a stringerLe la mano e augurarLe buone vacanze, come ho fatto con tante persone presenti in quel luogo.
Nulla più.
Non L'avrei rincorsa, non L'avrei disturbata, non L'avrei turbata oltre.
Quello che mi chiedo adesso è: da chi o da cosa Lei scappava?
Da me? Dalla situazione? Da se stesso?
In fondo non mi serve saperlo, anzi, direi proprio che è meglio, per l'economia delle cose, che io proprio non lo sappia.
Va bene così.
Facciamo finta di niente e, quando le circostanze ci costringeranno a parlarci, sforziamoci di essere gli adulti che ci rifiutiamo di essere (cosa che, in fondo, lo sappiamo bene entrambi, ci fa sentire vivi), almeno per quel quarto d'ora, quella mezz'ora, quell'ora che ci viene richiesta.
Poi ognuno potrà tirare fuori dalle tasche i suoi eventuali turbamenti, guardarli, rifletterci, sezionarli, affezionarcisi, buttarli o rimetterli via, ma con la coscienza di aver fatto del suo meglio per evitare di farsi e fare troppo male.