lunedì 26 giugno 2017

Non ci sono più gli operai di una volta

Hai presente la classica figura dell'operaio che entra in casa?
Non proprio quella dei film trash anni '70 e '80, ma qualcosa che abbia leggermente più stile.
Diciamo l'operaio che arriva, si presenta per nome e ti stringe la mano, che in due minuti vi date del tu.
Se lavora fuori, dalla primavera all'autunno quasi inoltrato, toglie la maglietta e tu puoi vedere i muscoli non palestrati, ma derivanti dall'uso delle braccia.
Quello che ha un po' di barba incolta, giusto perché è dalle 7 che lavora e non ha magari avuto nemmeno il tempo di farla.
Quello che fa una battuta simpatica, senza mai trascendere, ma gli è capitato più di una volta che una "signora" abbia invece trasceso con lui.
Quello che ti chiede il bicchiere di acqua e il caffè o magari anche un asciugamano, che deve lavarsi la faccia e le mani.
Quello che è un po' spettinato, ha le scarpe sporche e non vuole entrare in casa, perché teme di sporcare, e allora il caffè glielo porti fuori, ma con un sorriso e magari un biscotto.
Quello che comunque non ci faresti un pensierino (o magari sì, ma fugace), ma ti fa simpatia, perché, nel complesso fisico-approccio al cliente, è un bell'ometto e un bell'ometto che sa far andare le mani per aggiustare cose fa sempre un bell'effetto.

Ecco. Scordatelo.

Stamattina  è arrivato il tecnico delle caldaia.
Credo abbia la mia età. Ma dimostrava 10 anni di meno.
Un hipster. Sottolineo UN HIP-STER!
E' entrato dicendo buongiorno, con l'aria da chirurgo estetico.
Capello stracurato, che non si è spostato nemmeno quando ha smontato tutta la caldaia.
Barba perfetta, nei minimi particolari, di cui non si è smosso nemmeno un pelo quando ha usato il compressore per pulire la caldaia.
Maglietta che vestiva morbido e pulita; figuriamoci se si è sporcata quando ha usato lo sgrassatore per pulire gli interni della caldaia!
Unghie immacolate...dotazione credo aliena o soprannaturale.
E avanti così.
Sicuro come un treno in corsa, non un dubbio, non una parola di più del necessario, non un sorriso, neanche a pagarlo. Grazie, prego, al prossimo anno.

Ma dove sono finiti gli operai di una volta? Quelli con la faccia simpatica e imperfetta? Dove?

Mah.
Che brutta impressione.
Come andare ad una partita di Rugby e trovarci dei giocatori di Golf.
Agghiacciante.



martedì 20 giugno 2017

Rosa de caei

Due-tre giorni prima dell'8 Giugno, in accordo con la fine dell'anno scolastico e, dunque, con le follie ad esso connesse, sono andata dal parrucchiere, mi sono fatta tagliare a sufficienza i capelli e li ho fatti tingere con un bel riflessante rosso.
Il mio amico eNdRiU, che mi ha vista solo ieri e che si è accorto della cosa dopo due ore buone che mi vedeva (eccezionalmente intuitivo sui fatti della vita, molto meno su queste robe "di donne"), ha subito sciorinato una perla di saggezza popolare bergamasca.
Secondo il detto da lui citato, le donne rosse di capelli sarebbero golose di qualcosa che non è propriamente un cibo anche se, in alcuni contesti, ad esso viene metaforicamente assimilato.
Ho deciso d'acchito, lì per lì, che il prossimo riflessante sarà viola o blu, poiché sono assolutamente certa che la saggezza popolare, essendo per sua definizione atavica, non contempli tali gradazioni di colore per la chioma e che, quindi, un minimo della mia dignità potrà - almeno quel giorno - essere salva.

Breve riepilogo di 30 anni di caos interno.

Talvolta le mie non-storie hanno aspetti di tragicità che nemmeno le vere storie hanno.
Robe del tipo:

"Il cuore ha più stanze di un casino."
(che è praticamente la metafora della mia vita)
"Non andare, vai; non restare, stai; non parlare, parlami di te."
 "L'amore è un'invenzione che lacera".

Et similia.

Ringrazio, nell'ordine:
G.Garcìa Marquez per l'inarrivabile romanzo "L'amore ai tempi del colera",
F. Guccini per il brano "Canzone delle domande consuete",
i Subsonica per  il brano "Attacca il panico"




domenica 11 giugno 2017

Riattivazione surreale

Conversazione via WhatsApp delle 00:23 dell'11 Giugno 2017.

Protagonisti:
NB: Nonna Benassi
E: eNdRiU


NB: Quando hai tempo, mi aiuti a rientrare in Nonna Benassi blog?  Grazie. Saluti dal bar.

E: Ah, ma c'è ancora? Che posso fare io?

NB: Boh, pare di sì. Però non mi ricordo come si entra. L'ultimo mio post  è del 2013. Vorrei capire la procedura, ma l'assistenza è in inglese (bastardi). E non mi ricordo come entrare, vorrei rimetterlo in pista.

E: Perchè? (Non è una domanda scontata) Ma me lo puoi dire anche nei prossimi giorni. ;) 

NB: 
Perchè ho voglia di urlare (non so bene cosa).
Perchè ora ho 45 anni.
Perchè "sta dentro te che qua fuori è un brutto mondo".
Perchè ho bisogno di una valvola di sfogo.
Per avercelo lì e "avere tutto per possibilità", almeno come spazio per scrivere.
E perchè, 'orcaputtana, quando mi ci metto scrivo proprio bene, che poi a rileggere mi dà proprio soddisfazione e mi piace darmi soddisfazione.
E perchè sono narcisista, ma mai quanto te.

E: Ok, mi sembrano buone motivazioni. Sei sicura che ti serva un blog?

NB: E cosa dovrei usare, un diario?

E: Boh, un libro. Ma lì serve una trama e una struttura. In fondo scrivi fondamentalmente per te stessa.

NB: Esatto, serve una trama e una struttura. E io non ho nessuna delle due, non per scrivere, proprio dentro non le ho. Comunque mi piace l'idea che degli sconosciuti leggano me stessa e commentino. Mi potrebbe aprire gli occhi su me stessa.

E: Ma gli sconosciuti leggono i blog? O leggono solo FB?

NB: Mi piace pensare che gli sconosciuti leggano i blog e poi diffondano la voce che c'è questa un po' fuori che scrive queste cose e "magari vai a leggere che può essere che ti piacciano". Poi, scusa, se riprendo potresti tu dire in giro che c'è questo blog di questa che scrive queste robe che forse possono piacere. E così mi arrivano gli sconosciuti.
Oppure non lo legge nessuno.
E va bene lo stesso.

(Non ho bevuto, giuro!)

In soldoni: mi aiuti o no?

E: Certo!


..E allora, cari sconosciuti, bentornati su Nonna Benassi.
Auguri a me e pure un po' a voi!