domenica 28 febbraio 2010

Chile

No.
Il Chile no, per favore.
La gente, la mia gente così affabile, aperta, di gran cultura.
La mia gente stupenda così martirizzata.

Concepcion distrutta.
La Moneda con le crepe.
Le coste devastate.
E Isla Negra?
Qualcuno mi sa dare notizie di Isla Negra?
La casa più bella del mondo, con lo scrittoio fatto con una tavola venuta dal mare, le polene, le bottiglie di mille colori, la tomba del Poeta che guarda il mare...
Quella casa che ho sognato di vedere per tanti anni, immaginandola colorata e reale uscire dalla foto in bianco e nero di quel libro di poesie comprato in una bancarella di libri usati una volta.
E che ho visto infine, cercando di non perdermi nemmeno un angolo, di assorbire tutto con gli occhi, di rendere quei momenti eterni nel mio cuore.
Un sogno che si avverava, un grande, meraviglioso sogno sotto i miei occhi.
Ho toccato la tomba del Poeta, l'ho accarezzata, gli ho sorriso e mi sono commossa.

...sarà rimasto qualcosa di tanta poesia, bellezza, ricchezza di vita?

Sto cercando notizie.
Ma tutto ciò che leggo mi fa piangere e basta.

mercoledì 24 febbraio 2010

Senza oneri per lo Stato

Sessant'anni fa, dico sessant'anni fa...

E siamo arrivati al peggio del peggio...

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

giovedì 18 febbraio 2010

Come un pupazzo a molla che esce da una scatola.

Subito ti spaventi.
Poi sorridi, tiri il fiato, ridi.
E pensi: "Che stupido spavento!"

mercoledì 17 febbraio 2010

Verità

Mi hai praticamente cacciata dalla tua casa: ospite inattesa, inopportuna e indesiderata.
Il mio inconscio è molto più saggio del mio conscio.
Lo ascolterò.

Baciami ancora

Ho finalmente visto il film.
E, dopo 10 anni, mi sono riconciliata con me stessa e con i miei quasi 40.
E' stata la chiosa finale del mio venire a patti con i miei errori, i miei colpi di testa, i miei sogni vivi e infranti, le mie illusioni e le mie belle realtà.
Una piccola goccia di colore nella rappresentazione di riflessioni su periodi passati; come fosse l'ultima e avesse completato il quadro.

Come la parola "fine" in un trattato su "una certa" me stessa.

martedì 16 febbraio 2010

A mio figlio, al mio meraviglioso figlio

Requiem per una coccinella

Ieri ho mandato il mio bambino a cambiarsi in camera sua, dopo la scuola.
Lui, dopo un po', è tornato al piano di sotto camminando lentamente, e, con voce mesta, mi ha detto "Mamma, guarda, ti ho portato una cosa". Pensavo ne avesse combinata una delle sue e avesse rotto magari qualche gioco a cui teneva. Invece è entrato nel bagno, dove io ero a cambiare la piccola, e, con aria cauta e cerimioniosa, mi ha porto un piattino di ceramica del suo set di cucina con sopra una coccinella.
"Mamma - mi ha detto - ho trovato questa coccinella sul mio tappeto. E' morta".
Ho notato con quanta cura aveva raccolto la coccinella, aveva cercato un piattino e l'aveva adagiata proprio in centro, per portarmela.
"Cosa facciamo adesso?" gli ho chiesto.
"La teniamo" e poi silenzio.
2-3 secondi di silenzio.
E poi un pianto dirotto.
"Perchè piangi, amore, è successo qualcosa a scuola, hai litigato con qualche amico?" (no, perchè quando sono andata a prenderlo era sereno e felice!).
"No, mamma, sono triste per la coccinella. E' morta".
"Lo so, amore, ma gli insettini vivono poco, alcuni pochi giorni, è normale, è così, è la natura..."
Piano piano si è calmato, anche se ha singhiozzato ancora per un po'.
Ma ha voluto tenere la coccinella e adagiarla su una foglia della piantina di primule che tiene in cameretta, vicino al letto.

Quanta invidia per questo bambino che si commuove per la morte di una piccola coccinella, quando noi, ormai, restiamo impassibili anche davanti alle peggiori tragedie.
Quanta dolcezza, quanto amore per le piccole, minuscole cose in lui, e quanta gioia e quanti dolori in esse lui vede.
Quanto è piena, fitta, la sua vita, com'è vissuta "in toto", visto che si riempie ogni giorno di piccoli fantastici stupefacenti particolari.

Resta così bambino, anche da adulto.
Ti auguro di mantenere questo animo da poeta, da sognatore, da osservatore del mondo.
Alla faccia di tutti quelli che ti diranno che i forti vincono, che il successo è la sola cosa che conta, che i soldi sono tutto e che la fama è ciò a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare.
Rimani così grande, immenso amore mio.
Trova sempre il tempo di raccogliere una coccinella morta e di dedicarle un pensiero di requiem, perchè la tua vita sarà sempre piena, ricca e profonda e la superficialità del mondo non ti apparterrà.
Io ci proverò a tenerti su questa strada.
Ogni tanto ti ricorderò le tue lacrime di requiem per la coccinella morta, come omaggio alle minuscole cose che ogni giorno la vita ci può regalare e ti farò capire sempre e sempre che quelle lacrime erano buone, non stupide, non inutili, non lagnose, ma un mezzo positivo di comunicazione con il mondo, un tuo modo di dire al mondo "Io a te ci tengo, cerca di tenere anche tu un po'a me".

giovedì 11 febbraio 2010

Rossana

A me piace di più tutta cantata...

"Rossana prima ho sbagliato
perché adesso che ci penso, sono davvero arrabbiato.
Un lavoro come il tuo, un lavoro che non si può scioperare
ma...non è roba per noi e va disertato."

lunedì 8 febbraio 2010

Coda di paglia

Scusa, ho comunicato con te solo per sapere se andava tutto bene, come stavi.
Non è che devi giustificarti di qualcosa per forza.
Altrimenti mi vien da pensare che hai la coda di paglia...

Problemi di mamme

Come già avete letto nel post precedente, a volte le altre mamme mi sconvolgono. Penso di fare anche io a loro lo stesso effetto, ma per motivi diversi...almeno mi auguro!

L'ultima che ho sentito è stata questa...una neo-mamma che mi ha chiesto come fare a togliere le macchie di frutta dai bavaglini. Beh, cara mia, ti svelo un segreto: a meno che tu non sia una massaia perfetta - e IO NON lo sono! - le macchie di frutta non si tolgono.
Allora è successo il dramma! "Non dirmelo!! E adesso?". "Sì, lo so, è scocciante comprare sempre bavaglini nuovi, con quel che costano, ma io quelli macchiati li uso in casa e ne ho alcuni più carini per uscire!".
"NOOOOO, come faccio io adesso che ho macchiato le tutine di Armani che costano 90 euro a tutina??? Anche quelle sono macchiate di frutta!".
Basita.
Sono rimasta basita.
Come si fa a comprare delle tutine firmate a 90 euro l'una a un bambino di 6 mesi che sbava, sputa, muove le mani, si ciuccia le dita mentre mangia la frutta???
Io con 40 euro ho comprato a mia figlia diverse magliette, pantaloni e un paio di maglioncini; certo, non roba firmata e di prima qualità, ma per una bambina che gattona e fa mille esperienze in cui si sporca di continuo, che senso avrebbe comprare cose più costose o di tessuti stra-fighi???
Ma non è finita qui!
Altro problema di questa mamma era stato riuscire a comprare per il suo bambino un certo capo in saldo, perchè quella tal cosa, a prezzo pieno, sarebbe costata 300 euro e, con due stipendi normalissimi, la cosa non era proprio così fattibile, insomma...
Il terzo problema poi era fondamentale: trovare un costume di carnevale! Per un bambino di 6 mesi. Di quella taglia, mi ha spiegato la signora, mica si trovano. E anche questo era un dramma mica da ridere: dove andare a trovarne uno e di qualità? Bello, di un bel tessuto? O da chi farsene cucire uno? Un vestito da cosa, poi? Era veramente una preoccupazione grave quella, a detta della signora!
E allora?
Che bisogno ha un bambino di sei mesi di essere infagottato in un qualche tessutone sinteticissimo sopra la sua bella giaccavento invernale (magari pagata tantissimo!), essendo ancora più scomodo di quanto non sia già per uscire?
Ma forse il problema è un altro. Forse è che i genitori hanno bisogno che il figlio abbia un vestito di carnevale, per sentirsi adeguati come genitori, per mostrare al mondo che loro pensano proprio a tutto, o semplicemente per portarlo in giro e farsi dire "Oh, ma che carino" dalla gente per strada.
Sì, forse è questo il problema: le tutine firmate, i capi da 300 euro, i vestiti di carnevale a tutti i costi, servono a far capire al mondo che questi genitori sono bravi genitori, che a loro importa dei figli, che danno loro le cose migliori. Servono a dimostrare all'esterno che il bambino è curato, anche nei dettagli.
Conosco mamme che comprano ai bambini le cose solo ai supermercati, meglio se in saldo, li mandano in giro senza vestito di carnevale o con vestiti prestati o già usati, e non si sognerebbero mai di sprecare dei soldi per qualcosa di firmato per un bambino. Per tanti, tanti motivi diversi.
E questi bambini vivono bene lo stesso. Perchè hanno comunque la cosa migliore che possono avere: l'amore dei loro genitori.

Vestirsi da albanesi

Parlando con una mamma che conosco, una mamma giovane, moderna, aperta e gioviale, mi sono fatta dare la sua opinione su un asilo nido in cui vorrei iscrivere mia figlia. Mi ha detto che era tutto bello, simpatico, efficiente e che i bambini facevano un sacco di esperienze. L'unica cosa "negativa", ma davvero un neo trascurabile, era che, siccome i bambini manipolavano spesso materiali sporchevoli, le educatrici erano un po' fiscali sul fatto che i piccoli dovessero andare vestiti all'asilo nido in modo non elegante, non bello, ma preferibilmente con tutine comode o con abbigliamento che presentasse già qualche macchia, per evitare spiacevoli sprechi di vestiario, magari appena acquistato. Nell'illustrarmi tutto questo, la mamma giovanemodernaapertaegioviale, ha concluso dicendo che "Sì, insomma, bisogna vestirli un po' da albanesi!".
Questa cosa mi ha lasciata un po' perplessa.
Non lo dico in senso ironico, lo espongo come dato di fatto.
Il fatto è che io conosco diverse famiglie di albanesi. Li conosco vuol dire che ho passato con loro del tempo, due donne mi hanno aiutato e una di loro ancora mi aiuta a pulire casa mia. Altre le ho viste al nostro corso di italiano a scuola, altre sono mamme di miei alunni o mamme di compagni di mio figlio e ci parlo spesso.
Da tutti loro, e da corsi che ho fatto sull'interculturalità, ho avuto la netta impressione che la scuola, a partire già dall'asilo nido, venga vista come un'istituzione alla quale si deve il massimo rispetto, in quanto portatrice dei valori della società, di quelli buoni, e fonte di trasmissione di quegli stessi valori. Per questo, almeno per la mia esperienza, le persone che conoscono non manderebbero mai e poi mai i figli a scuola men che puliti, in ordine, con i vestiti appena lavati e stirati, avessero anche solo due paia di pantaloni e due magliette, farebbero di tutto per cambiare i bambini ogni giorno. E questo perchè la scuola è un posto molto importante, e presentarsi in disordine, o, peggio, con i vestiti macchiati, sarebbe considerata una mancanza di rispetto tremenda.
Adesso, dunque, ho un dubbio atroce...Se dovessi seguire il consiglio della mamma giovanemodernecc.ecc. dovrei mandare mia figlia all'asilo nido tutti i giorni con un abbigliamento da albanesi, quindi pulito e stirato, dalla calza al body, e senza una macchia. Ma se le educatrici, al colloquio pre-inserimento, insistessero per un abbigliamento usato, già macchiato e così via?
Sono molto, molto confusa...dovrò chiedere loro se vestire mia figlia da albanese o da italiana con mamma che non ha tempo di lavarestiraretuttiigiorni o andareacompraresemprerobenuove...Speriamo che propendano per la seconda opzione!!